Intervista ai Silver Nightmares

Un caro benvenuto a Gabriele Esposito (G.E.), Alessio Maddaloni (A.M.), Gabriele Taormina (G.T.), Mimmo Garofalo (M.G.), Emanuele Lo Giudice (E.L.G.) e Michele Vitrano (M.V.): Silver Nightmares.

G.E.: Ciao Donato! Prima di iniziare, ci sembra doveroso ringraziarti per lo spazio concessoci!

A.M.: Ciao e grazie per l’intervista!

G.T.: Ciao! Piacere di conoscerti!

M.G.: Ciao!

E.L.G.: Ciao Donato!

M.V.: Ciao!

Iniziamo la nostra chiacchierata con una domanda di rito: come nasce il progetto Silver Nightmares e cosa c’è prima dei Silver Nightmares nelle vite di Gabriele E., Alessio e Gabriele T.?

G.E.: La band nasce nell’estate del 2018, dopo anni di esperienza nella realtà sommersa delle cover bands palermitane. Desiderosi di far “traghettare” le nostre idee nel mondo della musica inedita, decidemmo di creare un progetto artistico nuovo, impregnato di forti tinte melodiche e “progressive”.

A.M.: Nel 2014 avevo deciso di rimettermi in gioco musicalmente con gli HM80, una cover band heavy metal (Saxon, Judas Priest, W.A.S.P., Iron Maiden… roba divertente!) che annoverava tra le sue fila anche il bassista Gabriele Esposito (conosciuto proprio in questo periodo) e Michele Vitrano alla voce (già noto nell’ambiente musicale palermitano visto che aveva militato nei Trinakrius). Quando abbiamo conosciuto il tastierista Gabriele Taormina, e considerata la forte alchimia che si era creata tra noi, abbiamo deciso di dar vita ai Silver Nightmares.

G.T.: Rientrato da poco a Palermo (dopo più di un decennio trascorso per esigenze lavorative in Lombardia), ho sentito il bisogno di riprendere l’attività musicale che avevo forzatamente interrotto con la precedente band Bright Horizon.

Silver Nightmares: come avviene la scelta del nome?

G.E.: La scelta del nome è un po’ la parafrasi dei sogni. Se ci sono i sogni d’oro perché non credere agli incubi d’argento?

A.M.: Esistono sogni non sempre bellissimi ed incubi non sempre orribili.

G.T.: La nostra musica è caratterizzata da parti molto ariose e da altre più cupe e malinconiche. Il significato del moniker Silver Nightmares pensavamo potesse essere assai calzante con la proposta artistica della band e, inoltre, “suonava” bene.

Il 2020 vi vede esordire con l’EP “The Wandering Angel”. Mi narrate la sua genesi? E quali sono i temi trattati nei testi?

G.E.: Il primo lavoro, “The Wandering Angel”, si basava sulla riflessione/denuncia dei tempi “odierni” attraverso lo specchio di un Angelo della morale, arrivato da una diversa “dimensione”, che cerca di far ravvedere l’umanità circa la sua perdita di valori. È un angelo vagabondo molto sensibile quindi… nasce libero ma vive in catene.

Nel debutto, trattiamo diversi temi tra cui quello della riflessione sociale e della natura attraverso la reviviscenza degli aspetti positivi della natura stessa. Nell’articolazione dei brani si ritrova sempre il leitmotiv della ricerca spirituale dell’uomo.

A.M.: In questa chiave di ricerca, si articolano tutti i brani del concept, a cominciare dalla title-track che dà il nome all’album. A seguire, “Dick Dastardly” (brano strumentale) narra di un personaggio scaltro che contravviene alle regole per cercare di avere sempre la meglio su tutti, “Light Years Away” descrive il cammino dell’uomo all’interno della storia, alla ricerca di se stesso nell’universo, “David The King” è la storia di Davide e Golia, dove Davide è l’eroe buono, che, “impavido e disarmato”, affronta le sfide che la vita mette davanti al suo cammino, mentre in “Dame Nature” viene messo in risalto il rapporto dell’uomo con la natura. Ci sono dei riferimenti (citazioni incluse) al pensiero di Rousseau e al suo “Contratto sociale” (l’uomo nasce libero e vive in catene).

G.T.: La genesi dell’opera è avvenuta sostanzialmente durante il periodo di lockdown. Il processo di songwriting ha coinvolto tutti e tre i componenti della band. Abbiamo scelto una linea concettuale narrativa, optando, da subito, per la realizzazione di un concept album. Siamo, infatti, attratti dalla storia e dai grandi quesiti che attanagliano l’umanità.

Suoni possenti e strutture ben articolate (e tanto altro) caratterizzano il vostro lavoro. Ma quali sono le fonti d’ispirazione che vi hanno “guidato” nella composizione dell’opera?

G.E.: Grazie davvero per il bel complimento! Le ispirazioni musicali sono molteplici. Le bands che ci hanno un po’ guidato sono sicuramente quelle di ispirazione più prettamente Progressive Rock ma anche il filone metal classico ha avuto un grande impatto nel nostro background musicale. È naturale, poi, che la fusione di varie idee “ispiranti” abbia portato alla creazione di suoni nostri, per così dire “personali”.

A.M.: Confermo! Diverse influenze musicali confluiscono nel nostro sound, anche se quello che si nota ascoltando i brani (e ne siamo ben contenti che ciò ci venga riconosciuto da parte di critica e fans) è un trademark assai personale, frutto forse di questa “eterogeneità ispiratrice”.

G.T.: Amiamo ascoltare molta musica! Io sono un fan sfegatato dei vari Kansas, Queensrÿche, Ten, Asia, Anathema, Dream Theater, Katatonia e del Progressive Rock svedese ed italiano. Gabriele Esposito, ama immergersi nella fusion ma ammira anche bands come Supertramp, Toto, Beatles, Iron Maiden, King Crimson, Triumph, Peter Gabriel. Alessio Maddaloni, predilige gruppi come Testament, Judas Priest, Savatage, Marillion, Genesis, Queen, Virgin Steele, Anvil, Jethro Tull e tanto altro. I chitarristi Emanuele Lo Giudice e Mimmo Garofalo sono tendenzialmente attratti dalle performance dei grandi Guitar Heroes contemporanei e del recente passato. Quanto al cantante Michele Vitrano, è un grosso cultore dell’heavy metal tradizionale di stampo britannico.

Molto particolare e fantasy la copertina di “The Wandering Angel”. Mi parlate un po’ della parte grafica?

G.E.: La grafica dell’Angelo è sicuramente originata dalla necessita di collocare questo personaggio protagonista in area di spiritualità non necessariamente religiosa ma critica del mondo reale. Da qui, l’utilizzo di grafiche semplici, comunicative e “accattivanti”.

A.M.: La copertina è opera del fumettista Ignazio Placenti, nostro grande amico nonché rinomato e raffinato artista locale.

G.T.: Il sodalizio con Ignazio non si è interrotto visto che anche sul nostro nuovo, imminente, l’album “Apocalypsis”, si potrà ammirare il suo estro creativo.

Com’è stato accolto l’EP da pubblico e critica?

G.E.: Come si semina… si raccoglie. Le nostre idee e la nostra musica sono state assai apprezzate, frutto della coniugazione di fare narrativo e agire musicale, crediamo a questo punto, estremamente originale.

A.M.: Ottime recensioni in tutti i paesi del mondo, in particolare (e lo diciamo con grande orgoglio) nei paesi anglosassoni e di cultura anglofona. La patria del Progressive Rock pare apprezzare molto la nostra proposta!

G.T.: Non pensavamo, in tutta sincerità, di ottenere questi apprezzamenti da parte di fans e critica di settore! Inoltre, essendo i Silver Nightmares una band indie, non è così scontato riuscire a “spargere” la propria voce nel mondo! Fortunatamente per noi, è stata la musica a parlare e siamo davvero onorati del clamore raggiunto anche a livello internazionale.

Il 2022 è (anzi, sarà a breve) l’anno del vostro primo lavoro “lungo”, “Apocalypsis”, anticipato dal singolo “The Blue light Of A Star”, il cui video sta letteralmente facendo il giro del mondo. Vi va (se possibile) di anticipare qualcosa sull’album e approfondire il concept?

G.E.: Il secondo lavoro dei Silver Nightmares si intende come seguito dell’EP d’esordio, un continuum di tipo concettuale, una rivisitazione temporale di alcune delle principali tappe che hanno segnato l’umanità.

A.M.: Infatti! Si tratta di un vero e proprio excursus storico, relativo alle vicende che hanno visto protagonista l’uomo e che hanno contraddistinto la sua storia.

G.T.: …con una vera e propria resa dei conti finale!

M.G.: Quanto al singolo, “The Blue light Of A Star” è un brano di denuncia delle ingiustizie sociali, un saggio e maturo spaccato di riflessione.

E.L.G.: Siamo contenti dei feedback estremamente positivi ricevuti dopo l’uscita del singolo. Il video è stato realizzato dal grafico romano Daniele Massimi, noto anche come speaker e ideatore di format radiofonici.

M.V.: Dal punto di vista prettamente musicale, “The Blue light Of A Star” è una sorta di power metal ballad anni ‘80. È stato estremamente naturale per me interpretare al meglio il brano, visto che sono un grosso appassionato del genere.

Novità è la presenza di una “famiglia allargata” che vede, accanto a Gabriele E., Alessio e Gabriele T., i nuovi arrivi Mimmo Garofalo, Emanuele Lo Giudice e Michele Vitrano (in realtà Mimmo e Michele hanno già collaborato in “The Wandering Angel”). Una domanda per quest’ultimi: come entrate in “orbita” Silver Nightmares? E cosa c’è prima di questa avventura nelle vostre vite artistiche?

G.E.: Quella che è una famiglia allargata, musicalmente intendendo, vede alla base il “trio” essenziale e l’implementazione del contributo di altri splendidi artisti e amici.

M.G.: Avevo già collaborato con i ragazzi nel primo album. Ho suonato infatti in tutti e cinque i brani dell’EP d’esordio. Oltre al rapporto di cuginanza che mi lega a Gabriele Taormina, abbiamo in comune molti trascorsi musicali, con I Bright Horizon in primis.

E.L.G.: Entrare in “orbita” Silver Nightmares significa aspettarsi l’inaspettato ed essere “camaleontici”, posso assicurare che è molto stimolante! Per quanto riguarda la mia vita artistica, se così si può chiamare, prima dei Silver Nightmares ho fatto parte di diverse cover band rock e pop palermitane, che mi hanno aiutato a sviluppare una certa versatilità di cui mi sto servendo appunto nei Silver Nightmares, ma anche negli altri progetti a cui sto lavorando.

M.V.: Come hai detto tu, Donato, non sono nuovo a collaborare con i Silver Nightmares. Nel primo lavoro, ho cantato sul brano “Light Years Away”. Inoltre, in precedenza, avevo suonato negli HM80 con Alessio e Gabriele Esposito. Sono molto contento di essere presente, in veste di cantante principale, nel nuovo album.

In definitiva, secondo il vostro punto di vista, quali sono i punti di contatto e le differenze sostanziali tra i due lavori?

G.E.: Il punto di contatto tra i due lavori è dato sicuramente dalle tematiche affrontate e dalla presenza dell’Angelo.

A.M.: Nel nostro nuovo lavoro, così come nel debutto, la stesura dei testi e della musica avviene quasi contestualmente: camminano di pari passo. Vengono adattate le sonorità al contenuto del testo e modellato il contenuto alla musica.

G.T.: Lo stesso modus operandi non si discosta molto da quello della precedente opera. Credo che l’immagine del puzzle possa rispecchiare al meglio la genesi di un brano dei Silver Nightmares: tanti piccoli frammenti apportati dai tre componenti della band che si incastrano a meraviglia e che poi, grazie anche al contributo degli altri tre ragazzi, danno vita al prodotto finale. Così come avvenuto nel nostro debutto artistico, il bassista Gabriele Esposito è stato l’ideatore “tematico” del concept, occupandosi, inoltre, di ideare i testi dell’album, mentre l’aspetto più prettamente musicale è stato portato avanti principalmente dal poliedrico batterista Alessio Maddaloni e dal sottoscritto.

Cambiando discorso, il mondo del web e dei social è ormai parte integrante, forse preponderante, delle nostre vite, in generale, e della musica, in particolare. Quali sono i pro e i contro di questa “civiltà 2.0” secondo il vostro punto di vista per chi fa musica?

G.E.: L’odierna civiltà 2.0 ci permette di addentrarci nella conoscenza dei vari canali musicali con maggior facilità rispetto al passato. Ovviamente occorre utilizzare l’opportuno discrimine, sapere distinguere il falso dal vero. Lealtà sempre nei rapporti come nel messaggio della musica.

A.M.: Noi siamo stati bravi a sfruttare questi canali e ad utilizzarli con frequenza per farci conoscere. Abbiamo infatti una pagina ufficiale Facebook (che abbiamo dovuto rifare ex novo visto che la precedente è stata attaccata dagli hackers a novembre 2021), Instagram, Twitter, Bandcamp.

G.T.: Generalmente sono io che gestisco i canali ufficiali della band. È un lavoraccio! Ma, come dicevano Gabriele ed Alessio, è essenziale per la band. Bisogna portare avanti un lavoro che intersechi e sfrutti le potenzialità di tutti gli strumenti che il web ci mette a disposizione: pagine social, stores di download e portali di streaming, senza trascurare una buona promozione da parte del nostro ufficio stampa.

M.G.: La nostra musica è presente anche su tutti gli stores digitali più conosciuti. Quasi sicuramente, in futuro, valuteremo anche la possibilità di creare un sito ufficiale della band, l’ultimo step che ci manca per essere del tutto a passo con i tempi.

E.L.G.: Partendo dai pro, indubbiamente è più facile conoscere musica nuova rispetto al passato ed è anche più facile interagire con gli artisti, quanto ai contro penso che oggi per la promozione di un disco non sia sufficiente soltanto la musica in sé e per sé, ma che il contorno abbia la sua uguale, se non maggiore, importanza.

M.V.: La scoperta delle nuove bands ormai avviene online, e questo è indiscutibile. Inoltre, i portali di streaming e download consentono agli artisti nuovi, ma simili in fatto di genere e ascoltatori, di essere accostati nei suggerimenti di ascolto anche alle grandi celebrità.

E quali sono le difficoltà oggettive che rendono faticosa, al giorno d’oggi, la promozione della propria musica tali da ritrovarsi, ad esempio, quasi “obbligati” a ricorrere all’autoproduzione o ad una campagna di raccolta fondi online? E, nel vostro caso specifico, quali ostacoli avete incontrato lungo il cammino? Non avete mai pensato di tentare la “carta” etichetta discografica?

G.E.: Ovviamente produrre musica inedita comporta fare degli investimenti non trascurabili. Soprattutto se sei un’indie band.

A.M.: Il crowdfunding non ci ha mai affascinato più di tanto! Chiedere in anticipo dei soldi ai fans, sulla fiducia, anche se una pratica ormai ampiamente diffusa e consolidata, non riteniamo sia particolarmente corretto.

G.T.: Quanto alle labels discografiche… siamo ancora molto dibattuti se accettare o meno qualcuna delle proposte ricevute. Non ti nascondiamo che ci sono stati (e ci sono ancora) dei contatti con varie etichette italiane ed internazionali ma non siamo del tutto convinti, anche se si tratta di labels affermate nel mercato discografico o emergenti che credono molto in quello che fanno.

M.G.: La promozione che fa una label ai giorni nostri è totalmente differente da quella che avveniva in passato. Se hai un po’ di contatti e se hai voglia di sbatterti e puoi metterci due soldini, puoi fartela da solo. Il 90% della promozione è passare links alle webzines e comunicati stampa su Facebook e attraverso gli altri canali. In tutta sincerità, faccio fatica a considerarla promozione.

E.L.G.: È indubbio, però, che essere sotto contratto con un’etichetta favorisca la distribuzione dei supporti fisici e digitali e faciliti anche la possibilità di ottenere delle serate live.

M.V.: Le etichette ormai non ti danno più aiuti economici per il disco e se lo fanno sono sotto forma di advance. Purtroppo, non è più come un tempo! Ne parlo con cognizione di causa visto che in passato con i Trinakrius la situazione era diversa.

Facendo un parallelo tra letteratura e musica, tra il mondo editoriale e quello discografico, è, non di rado, pensiero comune etichettare un libro rilasciato tramite selfpublishing quale prodotto di “serie B” (o quasi), non essendoci dietro un investimento di una casa editrice (con tutto il lavoro “qualitativo” che, si presume, vi sia alle spalle) e, in poche parole, un giudizio “altro”. In ambito musicale percepite la stessa sensazione o ritenete questo tipo di valutazione sia ad uso esclusivo del mondo dei libri? Al netto della vostra esperienza, consigliereste alle nuove realtà che si affacciano al mondo della musica la via dell’autoproduzione?

M.G. L’autoproduzione rimane la via più semplice. Inoltre, basta avere una buona Strumentazione e delle competenze in ambito informatico per poter registrare anche da casa la propria musica.

E.L.G.: Sicuramente l’essere rilasciati da un’etichetta discografica comporta una certa “affermazione” che l’artista non può avere semplicemente autoproducendosi, e in questo senso si ha l’impressione che sia di “serie A”, ma, in tutta onestà, non sempre gli album pubblicati con etichette importanti si rivelano dei grandi album, come non sempre i libri pubblicati da case editrici importanti sono dei grandi classici! Per quanto riguarda l’autoproduzione, pensiamo che talvolta una supervisione esterna possa apportare delle sostanziali migliorie al prodotto finale: un punto di vista “alieno” alla band, di un professionista del settore, è comunque sempre importante.

E qual è la vostra opinione sulla scena Progressiva Italiana attuale? C’è modo di confrontarsi, collaborare e crescere con altre giovani e interessanti realtà? E ci sono abbastanza spazi per proporre la propria musica dal vivo?

G.E.: Non crediamo alle etichettature di genere sia di carattere musicale che editoriale in genere, se ciò accade sicuramente non è (e non sarà mai) il nostro caso.

A.M. Per ora la musica dal vivo è ovviamente ferma a causa della pandemia ma siamo speranzosi che, a breve, la musica live possa ritornare alla grande. Per noi, l’aspetto “live” rimane imprescindibile. Speriamo bene!

G.T.: Il Prog Italiano ha avuto ed ha ancora tanto da dire, oltre ai mostri sacri del passato che continuano a calcare i palchi, ci sono tante realtà davvero interessanti a cui, a parer nostro, bisogna dare molto credito.

M.G.: Siamo in contatto con altri gruppi siciliani (e non solo) che condividono con noi la stessa passione per il genere musicale proposto. Dopo la tempesta, spunterà il sole…

E.L.G.: Concordo con quanto detto da Gabriele Taormina, la nostrana scena Prog attuale penso sia molto variegata in quanto alle grandi leggende che ancora pubblicano album, come la PFM o il Banco, si affiancano nuovi gruppi che coniugano con gusto il Prog a generi più moderni, come i Destrage o i Benthos. Per quanto riguarda le collaborazioni, proprio i social in questo aiutano molto anche solo nel confronto e nella creazione di una rete di musicisti, tuttavia, purtroppo, penso che in particolare nella città di Palermo gli spazi per proporre dal vivo questo genere di musica siano ben pochi, e il Covid certamente non ha aiutato.

M.V.: La realtà locale palermitana (e siciliana in genere) non può essere paragonata a quella di tante altre città (del Nord Italia soprattutto), ma certo non mancano gli spazi, a Palermo, dove si può fare musica. È anche vero che in città imperano le cover bands ed è più difficoltoso proporre della musica inedita, specialmente per chi come noi, fa un genere musicale un po’ di nicchia.

Esulando per un attimo dal mondo Silver Nightmares e “addentrandoci” nelle vostre vite, ci sono altre attività artistiche che svolgete nel quotidiano?

G.E.: Mi piace scrivere e sono un cultore della storia, della storiografia e della filosofia.

A.M.: Sono un appassionato di pittura e del mondo dei diorami, spero di poter approfondire in futuro queste mie passioni, anche se non nascondo che il tempo a disposizione è davvero esiguo.

G.T.: Da insegnante di scuola superiore, ho la fortuna di “assorbire” (anche inconsciamente) varie forme di arte anche se non mi dispiacerebbe affatto potere coltivare altri interessi al di fuori della musica.

M.G.: La mia vita è impregnata di musica. Suono, infatti, in parecchie bands locali (Semplicemente B, Criminal Party, Dire Action, Zahara band) e non avrei il tempo di pensare ad altre attività artistiche.

E.L.G.: Tutte le mie attività artistiche (purtroppo o per fortuna) sono relative alla musica, in Particolare, in questi mesi, mi sono dedicato anima e corpo alla mia band metal, i Not Another Prayer, con cui abbiamo in programma di pubblicare musica e poi suonarla dal vivo, mentre nei mesi precedenti ho collaborato con David Seppia, un artista pop palermitano che penso abbia le carte in regola per fare breccia anche nel circuito musicale mainstream.

M.V.: Mi allineo a quanto detto da Alessio… gli impegni familiari e lavorativi sono molteplici ed è davvero difficile dedicarsi ad altre attività artistiche oltre la musica, che rimane la mia più grande passione.

E parlando, invece, di gusti musicali, di background individuale (in fatto di ascolti), vi va di confessare il vostro “podio” di preferenze personali?

G.E.: Non credo che ci siano artisti da podio ma gusti da podio e quelli sono, si sa, personali, poi come si dice, sui gusti non si discute.

A.M.: Infatti! Più che un podio ci sono tanti artisti che hanno inevitabilmente “forgiato” il mio modo di scrivere e pensare la musica: la forza musicale sprigionata dai lavori di John Oliva, le atmosfere di Phil Collins e Ian Anderson, la passione che trasmettono Ray Charles o Joe Cocker e tanti altri hanno sicuramente dato un forte contributo al mio modo di pensare la musica.

G.T.: Siamo davvero degli affamati di musica! I nostri ascolti, come puoi ben vedere Donato, non si limitano unicamente al genere Progressive Rock/Metal ma sono davvero assai variegati!

M.G.: Contrariamente agli altri componenti della band, non ascolto molta musica “moderna”. Sono rimasto ancorato ai grandi del passato, che siano gruppi storici (Pink Floyd) o grandi chitarristi (Yngwie Malmsteen, Jason Becker, Marty Friedman) poco conta.

E.L.G.: Non è semplice per me scegliere solo tre preferenze, ma di certo i miei punti di riferimento su tutti sono Gentle Giant, Toto e Dream Theater.

M.V.: Sicuramente nel mio podio non possono mancare i gruppi storici del genere heavy metal quali Iron Maiden, Judas Priest, Queensryche…. Nell’hard rock, invece, la mia triade è la seguente: Black Sabbath, Led Zeppelin, Deep Purple.

Restando ancora un po’ con i fari puntati su di voi, c’è un libro, uno scrittore o un artista (in qualsiasi campo) che amate e di cui consigliereste di approfondirne la conoscenza a chi sta ora leggendo questa intervista?

G.E.: Personalmente sono un appassionato della letteratura storica e dei libri di avventura. Potrei citare Ken Follett e Valerio Massimo Manfredi.

A.M.: Io sono un fan dello scrittore britannico J. R. R. Tolkien e della letteratura fantasy in genere.

G.T.: Per deformazione professionale non posso non citare i grandi scrittori della letteratura francese. In primis i simbolisti, i poeti maledetti Paul Verlaine, Stéphane Mallarmé e Arthur Rimbaud… nonché Baudelaire!

E.L.G.: Penso che uno scrittore molto interessante e purtroppo poco conosciuto del panorama italiano sia Ignazio Silone, in particolare il suo libro “Fontamara”, grande esempio di letteratura antifascista fatta bene.

M.V.: Piero Pelù, per la storia di un musicista che è riuscito, dopo tanta gavetta, a rompere gli equilibri nel panorama musicale italiano. Per il suo impegno nel sociale sia nel panorama italiano che in quello estero e per le sue attività per proteggere l’ambiente e tanto altro. Consiglio di leggere i suoi libri.

Tornando al giorno d’oggi, personalmente e artisticamente, come avete affrontato e reagito al “periodo buio” della pandemia che abbiamo vissuto recentemente (e che, in parte, stiamo ancora vivendo)? Pensate che l’arte e la musica, in Italia e a livello globale, siano state solo “ferite di striscio” o abbiano subito un “colpo mortale”?

G.E.: L’arte e la musica, finché si coltivano, non potranno mai finire. Certo, è un periodo difficile, ma come tutti i periodi belli e brutti avrà anche questo un termine.

A.M.: Dal punto di vista creativo, “il periodo buio” è stato foriero di idee illuminanti.

G.T.: Concordo! Il periodo di lockdown forzato ci ha permesso di portare a termine in tempi brevi l’EP di esordio anche se, purtroppo, è stato più un lavoro a distanza che in presenza.

M.G.: Nel 2020, lo scoppio della pandemia, ha profondamente inficiato la mia attività artistica, riducendo al lumicino le serate live. È stato un “colpo mortale” per me.

E.L.G.: A livello personale, ho reagito al “periodo buio” e al lockdown allenandomi sul mio strumento più di quanto potessi fare prima, ascoltando tanta, forse anche troppa, musica e comunque studiando, perché sono anche uno studente universitario! Per quanto riguarda l’arte e la musica, penso che siano delle parti dell’essere umano così spontanee e necessarie che colpi mortali a queste ultime è impossibile darne, ma è indubbio che senza la possibilità di presentare la propria arte ad un pubblico in carne ed ossa è difficile pensare, per un artista, che quello che sta facendo potrà dare abbastanza frutti da viverne, e questo può troncare sul nascere quelle che invece sarebbero potute essere delle grandi opere, di qualsiasi tipo di arte si parli.

M.V.: Naturalmente dal punto di vista personale è stato (e continua ad esserlo) una ferita che tarda ancora a rimarginarsi ma con cui bisogna convivere.

Prima di salutarci, c’è qualche aneddoto che vi va di condividere sui vostri primi anni di attività?

G.E.: Mmm… quando si intrecciano le idee di ognuno con grande spontaneità… tutto avviene in modo naturale… come decidere le linee generali di un album in meno di un mese, una settimana forse… così è successo per “Apocalypsis” e per l’album precedente.

A.M.: Siamo al primo EP autoprodotto e al primo Long Play… Siamo ancora dentro i primi anni di attività, o mi sbaglio? Ti svelo piuttosto una chicca… A febbraio 2022, è uscito un nuovo estratto dell’album… un brano a cui tengo particolarmente.. una sorta di tributo al Progressive Rock Italiano degli anni d’oro!

G.T.: Visto che si parlava dell’importanza dei social, siamo entrati in contatto con Emanuele Lo Giudice, il “giovanotto” della band, proprio attraverso un post condiviso dalla band su un gruppo Facebook locale, a cui il chitarrista ha prontamente risposto, attratto dalla possibilità di poter suonare un genere musicale a lui così tanto gradito.

E per chiudere: c’è qualche altra novità sul prossimo futuro dei Silver Nightmares che vi è possibile anticipare?

G.E.: Come novità… tante idee già buttate per il terzo lavoro…

A.M.: Ci piacerebbe portare a termine la trilogia iniziata con “The Wandering Angel”… e che vedrà il suo continuum con l’imminente “Apocalypsis”… Certo, ancora è presto per parlarne… ma, come puoi vedere, siamo sempre proiettati in avanti!

G.T.: Effettivamente, abbiamo già una cinquantina di brani, alcuni quasi pronti, altri in stato embrionale…

M.G.: Ci auguriamo di poter iniziare a suonare live presto o, magari, in estate per qualche festival.

E.L.G.: Uno dei propositi principali del prossimo futuro è sicuramente, come diceva Mimmo, la ripresa della dimensione live. Ancora non c’è nulla di certo ma abbiamo iniziato a prendere qualche contatto.

M.V.: Non vedo l’ora! Inizio a riscaldare la mia potente ugola!

Grazie mille ragazzi!

G.E.: Grazie a te per l’intervista!

A.M.: A presto!

G.T.: Alla prossima! Prog on!

M.G.: Grazie a te!

E.L.G.: È stato un piacere!

M.V.: Grazie!

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