Intervista ai Sintesi del Viaggio di Es

Un caro benvenuto a Nicola Alberghini (N.A.), Marco Giovannini (M.G.), Eleonora Montenegro (E.M.), Sauro Musi (S.M.), Maurizio Pezzoli (M.P.) e Valerio Roda (V.R.): Sintesi del Viaggio di Es.

Sintesi del Viaggio di Es.: Ciao, è un piacere!

Iniziamo la nostra chiacchierata con una domanda di rito: come nascono i Sintesi del Viaggio di Es e cosa c’è prima dei Sintesi del Viaggio di Es nelle vostre vite? Ad esempio, per Marco, Valerio e Sauro, i Sithonia…

N.A.: Io ho suonato in diverse band emiliane che facevano cover nei locali di intrattenimento.

M.G.: Dopo piccole esperienze giovanili, i Sithonia sono stati il mio primo vero gruppo con cui suonare, crescere e divertirsi. Contemporaneamente insieme a Valerio e Roberto avevamo un altro progetto, altrettanto stimolante ma che purtroppo per diversi motivi non è durato molto, gli Opera, e poi Valerio mi chiese di fare parte dei Sintesi e l’ho visto come una naturale prosecuzione di quello fatto in precedenza.

E.M.: Prima dei Sintesi ho suonato per qualche anno in un gruppo di musica irlandese, finché Valerio mi ha coinvolta in questo progetto.

S.M.: Io, Valerio e Maurizio abbiamo suonato anche in un gruppo successivo ai Sithonia, per diversi anni, fino creare questo nuovo progetto con l’ingresso di Marco, Nick e, successivamente, di Eleonora.

V.R.: Sì, ma non solo. Con Marco e Roberto dei Sithonia avevamo anche, tra il ‘95 e il ‘99 anche gli Opera, un gruppo Prog Metal (un po’più metal che Prog).

Sintesi del Viaggio di Es: come cade la scelta sul nome e cosa significa?

V.R.: Es è un elemento che viene dalla psicologia: c’è l’Io, il Super io e l’Es. Condensando un po’, perché non sono uno psicologo, l’Es è quello che ti guida in quelle scelte che non cadono sotto il raziocinio, sono quelle cose che tu fai e non sai perché le fai. Quindi noi le abbiamo associate a un personaggio, il viaggio di Es come se fosse una persona, perché in pratica è quello che ci guida in questa avventura musicale, che ci fa fare delle scelte, che ci fa scrivere canzoni, testi. Noi raccontiamo la “sintesi del viaggio di Es”, che è lunga tutta la vita. E poi “Sintesi” ha anche un doppio significato perché questo gruppo è anche una sintesi di alcune altre esperienze che, personalmente, ho avuto assieme agli altri componenti dei Sithonia, e poi di altri gruppi che ho avuto in età più giovane. Quindi noi diciamo sempre che il viaggio continua.

Il 2017 è l’anno del vostro elegante e intenso esordio discografico “Il sole alle spalle”. Mi narrate la genesi dell’album? E vi va di spendere anche qualche parola sulle liriche?

V.R.: “Il sole alle spalle” nasce da musiche nuove scritte per l’album e da musiche che ho suonato con altri gruppi ai quali ho aggiunto e sostituito testi scritti nuovi, riferiti a mie esperienze personali. Ad esempio, “Sabbia” è un amaro pensiero su alcune situazioni nelle quali credevo e che mi hanno lasciato solo sabbia tra le mani e il cercare di recuperare alcuni valori. Il titolo (e la suite), invece, prende spunto da un litigio che ho fatto con una mia collega (che era anche una dirigente) la quale, in un impeto di rabbia, mi ha portato nel giardino dell’azienda per dirmi alcune cose (sicuramente non dovevano essere simpatiche) e appena arrivati in loco, lei si è messa controsole (il sole era alle mie spalle) e non è quindi riuscita subito a parlare. Questa esitazione ha placato gli animi e, da persona di grande intelligenza quale era, ci siamo rappacificati. Questo episodio è quello che ha dato via all’album.

N.A.: Per me è stato importante capire che cosa Valerio volesse comunicare così poi da portare un drumming coerente alle sue composizioni.

S.M.: La vera scommessa è stata, appunto, capire lo stato d’animo con cui Valerio ha scritto i testi e ripotare quelle emozioni, ognuno con il proprio strumento.

M.G.: Ogni volta che canto un testo scritto da altri, provo sempre ad immedesimarmi in ciò che l’autore ha voluto dire, ma devo ammettere che con i Sithonia prima, e con i Sintesi ora, mi è più facile, in quanto molto spesso rappresentano stati d’animo che sento molto vicini.

E cinque anni dopo tornate con “Gli alberi di Stavropol” (2022), album ispirato agli “abitanti verdi” della città russa omonima, i quali, mossi dal vento, di notte sussurrano fra di loro, parlano, commentano le cose del mondo e il fantastico ed il reale si fondono. Prima di approfondire il tutto, come avviene l’“incontro” con “gli alberi di Stavropol”?

V.R.: Vado spesso in quella città, mia moglie è originaria di là. È una città collinare, molto ventosa e con molti alberi. Nell’appartamento dove alloggiamo, ci sono, sulla strada, dei lampioni che gettano la loro ombra sui muri interni delle stanze dell’appartamento attraverso gli alberi e le ombre si muovono. Sembra davvero che gli alberi vogliano dire qualcosa e nel brano mi domandavo cosa.

Nella recensione realizzata per l’occasione affermo: Gli alberi di Stavropol mostra una delicatezza e un’intensità spesso spiazzanti, un equilibrio nei suoni sorprendente, dei testi dallo stile immaginifico carichi di poesia e di inquietudine, un’essenza cantautoriale che non guasta affatto, nessuna volontà di eccedere. Qual è, invece, la vostra “lettura” dell’album? Vi va di parlare del suo contenuto sonoro e di come sono stati “trattati” gli alberi nei testi?

N.A.: Questo secondo album, per me, è stato il sancire i Sintesi come gruppo, con un suo linguaggio armonico e musicale originale forte, anche una maggiore coesione fra i vari componenti.

M.G.: Come detto prima, i testi di Valerio, anche se a volte parlano di luoghi che non conosco come Stavropol, toccano molto spesso temi a me cari, e quindi ho cercato, di comune accordo con gli altri, di dare una lettura il più possibile intima; e mi piace pensare che tutto quello che è “Gli alberi di Stavropol” sia nato da un lavoro di gruppo, dove ognuno ha portato le sue esperienze musicali, i propri gusti e la propria sensibilità.

E.M.: Per quel che mi riguarda, questo secondo album è stato per me molto più coinvolgente sia dal punto di vista emotivo che musicale. Sono entrata a tutti gli effetti nel gruppo dopo la collaborazione per “Il sole alle spalle”, e ho vissuto la realizzazione de “Gli alberi di Stavropol” in maniera più completa e profonda. Trovo che sia stato un buon lavoro di gruppo perché si sente molto di più il feeling musicale che si è creato tra noi.

S.M.: La prima cosa da segnalare è che, avendo suonato insieme per tanti anni, alcune alchimie musicali si sono concretizzate di più con questo secondo album secondo me. C’è tra noi una maggior “confidenza musicale”. Considera che gran parte degli arrangiamenti nascono suonando insieme. Si provano le parti, si finalizzano i suoni, si cerca di dare un filo unico alla melodia, pur facendo suonare strumenti diversi, e questa è la cosa che ci è riuscita meglio in questo secondo lavoro.

V.R.: Beh, la tua analisi è molto bella e la condivido.

Al netto di tutto, quali sono, secondo il vostro punto di vista, i punti di contatto e le differenze sostanziali tra i due lavori?

V.R.: “Il Sole” è un po’ più acerbo, un po’ ingenuo, mentre “Gli alberi” è più maturo, curato anche di più dal punto di vista delle registrazioni e dei suoni. I punti di contatto, a mio parere, sono l’impronta musicale e la voglia di raccontare qualcosa. Le differenze riguardano un po’, come dicevo, il suono ma grosse differenze non ce ne sono.

N.A.: Condivido in pieno la valutazione di Valerio.

M.G.: Penso che il nostro secondo lavoro sia più maturo del primo, ma i punti di contatto tra i due album sono certamente che i Sintesi hanno, in ogni istante di musica, messo tutta la loro voglia di esprimere quello che hanno da dire e da fare conoscere.

Discostandosi dalla “norma progressiva”, le copertine dei vostri lavori brillano per la loro apparente semplicità. Come avvengono le scelte di volta in volta? E che significato hanno?

M.G.: Devo ammettere che la copertina de “Gli alberi di Stavropol” è stata più sofferta rispetto al precedente, con diverse prove e anche opinioni e idee diverse, per poi trovarsi concordi nella scelta finale. Penso però che, alla fine, l’immagine rappresenti molto bene quello che si può trovare ascoltando i brani: intimismo, solitudine ma soprattutto la luce che entra da una finestra e trasforma tutto.

V.R.: È colpa mia… sono frutto di intuizioni improvvise. Per “Il sole” stavo girando per il centro di Bologna e mi sono infilato in questa stradina, con quel lampione che gli dava un certo tono. Per “Gli alberi di Stavropol”, invece, mentre cercavo qualcosa che rappresentasse il testo dell’omonima canzone (la finestra, gli alberi, la stanza) ho trovato quella foto, sulla quale abbiamo fatto in seguito diverse modifiche, che rappresentava bene il sentimento che volevo rappresentare.

I vostri due album sono usciti per Lizard Records (e Locanda del Vento). Come nasce e si concretizza la collaborazione con la sempre attenta etichetta di Loris Furlan?

M.G.: Loris negli anni è diventato più che un produttore, un amico, sempre attento ai dettagli, prodigo di consigli e molto vicino a noi come gusti e esperienze musicali.

V.R.: Con Loris Furlan ci conoscevamo già ai tempi dei Sithonia (lui ha distribuito l’ultimo CD che abbiamo realizzato, “La soluzione semplice”): gli abbiamo proposto “Il sole alle spalle”, a lui è piaciuto ed ha accettato.

E come sono stati accolti i vostri lavori da pubblico e critica?

N.A.: Bene.

M.G.: Onestamente all’inizio avevo un po’ paura, anche perché, dopo la fine dell’esperienza Sithonia, non sapevo come il pubblico avrebbe accolto questo nostro nuovo progetto, ma alla fine siamo stati molto contenti, soprattutto per “Gli alberi di Stavropol”, con positivi riconoscimenti da parte del pubblico “prog” ma non solo!

S.M.: A volte, abbiamo avuto apprezzamenti su brani in cui non avevamo dato tanto credito. Questo ci lascia stupiti ma ci diverte molto.

E.M.: Mi sembra in maniera positiva e, come dice Sauro, c’è stata qualche divertente, ma piacevole sorpresa.

V.R.: Direi bene.

Spostandoci, per un attimo, sul fronte live, come sono i Sintesi del Viaggio di Es sul palco? Cosa c’è da aspettarsi da un vostro concerto?

N.A.: Ordine, rispetto delle composizioni e divertimento.

M.G.: Io amo particolarmente la situazione live, dove mi diverto molto, ed è proprio questo che portiamo sul palco, tanta musica e tanto “groove”, per usare un termine che non è che poi amo particolarmente!

S.M.: Ci divertiamo anche molto sul palco, suoniamo la nostra musica, il pubblico apprezza e, anche se non siamo professionisti navigati, quando siamo sul palco c’è molta serenità. Chi ci ascolta lo percepisce.

V.R.: Un sacco di buona musica! Scherzo! Direi l’esibizione di sei persone che hanno la passione per la musica e che vogliono far vedere e sentire il loro punto di vista musicale, accompagnando il pubblico in un viaggio interiore… il viaggio di Es.

In apertura menzionavamo i Sithonia. Marco, Sauro e Valerio quando nasce, dunque, la necessità di partire con un nuovo progetto quale Sintesi del Viaggio di Es e quanto sono legate tra di loro le due band? Ci sono eventuali novità in casa Sithonia?

M.G.: Dopo la fine del progetto Sithonia, cantavo in un altro gruppo sempre nell’orbita Pogressive /cantautorale, ma quando Valerio e Sauro mi hanno chiesto di entrare nei Sintesi, ne sono stato molto felice e penso di avere impiegato meno di un secondo prima di accettare. Penso che i Sintesi possano essere una naturale prosecuzione del discorso iniziato tanti anni prima con i Sithonia, che penso, però, non abbiamo al momento occasione di ricostituirsi.

S.M.: C’è anche un legame musicale importante, più che con me, con la voce di Marco e il suono inconfondibile del basso di Valerio.

V.R.: Nasce tutto quando i Sithonia si sono sciolti verso la fine del 2012. Io e Sauro avevamo dato vita ad un quartetto acustico e poi abbiamo deciso di tornare all’elettrico coinvolgendo Marco e poi Nicola e Maurizio e nascono così i Sintesi, diventati poi Sintesi del viaggio di Es, o SVE per gli amici. Per i Sithonia nessuna novità. Non credo che si ricostituiranno.

Cambiando discorso, il mondo del web e dei social è ormai parte integrante, forse preponderante, delle nostre vite, in generale, e della musica, in particolare. Quali sono i pro e i contro di questa “civiltà 2.0” secondo il vostro punto di vista per chi fa musica?

N.A.: I pro sono che si raggiunge un pubblico maggiore, ma si va a perdere quello che io chiamo il possesso feticistico dell’oggetto CD o vinile, come si fa con i libri.

M.G.: Io sono un nostalgico della musica fisica (CD, vinili), ma i tempi cambiano, si evolvono ed è giusto dare spazio al cambiamento. Di contro c’è che questo ha tolto un po’ di visibilità, soprattutto live, a chi come noi fa un genere “di nicchia” e non è un professionista (ci piacerebbe suonare e cantare per vivere, ma purtroppo non è così).

E.M.: I pro riguardano la possibilità di raggiungere più pubblico anche molto lontano e sicuramente per pubblicizzare un evento ha agevolato molto; i contro risiedono nel fatto che se non si sta al passo ci si perde nel marasma dell’offerta musicale…

S.M.: Il problema è anche che la facilità di promozione sul web ha inflazionato molto lo strumento pubblicitario. Sono talmente tanti i gruppi che usano questi canali per farsi conoscere che ormai anche se ne fai parte rischi l’anonimato.

V.R.: Discorso complesso ma, a mio parere, il web ha dato una grande visibilità virtuale eliminando, però, quasi completamente gli album reali (e non virtuali) degli artisti, togliendo anche molta visibilità live a gruppi come il nostro che non sono professionisti.

E quali sono le difficoltà oggettive che rendono faticosa, al giorno d’oggi, la promozione della propria musica tali da ritrovarsi, ad esempio, quasi “obbligati” a ricorrere all’autoproduzione o ad una campagna di raccolta fondi online? E, nel vostro caso specifico, quali ostacoli avete incontrato lungo il cammino?

M.G.: Quest’estate, dalle mie parti ci sarà una festa paesana con musica live. Tutte le sere si esibiranno tribute band. Questo penso spieghi bene la difficoltà di chi fa musica propria, ad esibirsi dal vivo… Esistono i festival Prog, è vero, ma non è semplice il contatto con gli organizzatori, e quindi tutto questo risulta un po’ frustrante, ma non molliamo. Per la promozione dei nostri lavori, fortunatamente Lizard ci aiuta molto e anche la promozione sui motori di ricerca musicali ci sta facendo conoscere un po’ di più.

S.M.: Inoltre, se già fino al 2019 suonare propria musica in un locale poteva essere difficile, con l’avvento del Covid è diventato estremamente complesso. Molti locali non ci sono più o hanno cambiato tipologia, quindi suonare in pubblica è molto difficile

V.R.: Gli ostacoli sono rappresentati dai concerti: non se ne riescono a fare e anche l’accesso ai festival Prog  non è facile perché spesso non sai dove si tengono, a parte quelli più famosi, e quando li scopri i giochi sono già fatti. Nei locali al di fuori del Prog non c’è molto coraggio nel volere presentare gruppi Prog, si preferiscono cover band.

Qual è la vostra opinione sulla scena Progressiva Italiana attuale? C’è modo di confrontarsi, collaborare e crescere con altre giovani e interessanti realtà? E ci sono abbastanza spazi per proporre la propria musica dal vivo?

N.A.: Gli spazi ci sono, ma i creatori di eventi non osano e si buttano più facilmente su tributi ad artisti famosi o cover band.

E.M.: La scena Prog Italiana è ancora molto viva e ci sono numerose proposte interessanti, ma i gruppi che propongono brani originali vengono spesso lasciati in disparte perché chi organizza eventi preferisce restare nella “comfort-zone”.

S.M.: Dovrebbero essere più coraggiosi gli organizzatori di eventi. C’è tanta voglia di ascoltare musica dal vivo in questo momento ma poche opportunità per proporre cose nuove.

V.R.: Dal mio punto di vista, ci sono poche occasioni per confrontarsi con altri gruppi, proprio perché gli spazi per suonare sono pochi. Una cosa che ho notato è che c’è spesso una buona mobilitazione di pubblico quando suonano le “vecchie glorie” del Prog, ma c’è molto meno interesse per gruppi nuovi o attivi, indipendentemente dall’età dei musicisti, ed è un peccato perché il vuoto musicale in chi ascolta musica si fa sentire, in quanto il mainstream ti propone cose che sono sempre meno convincenti e molto consumistiche e il Prog potrebbe avere buoni spazi in questo vuoto. Comunque, quelle volte che siamo riusciti a parlare con altri artisti è stato molto costruttivo, vedi, ad esempio, con Barbara Rubin, con la quale c’è stata una ottima collaborazione nel nostro “Gli alberi di Stavropol”.

Esulando per un attimo dal mondo Sintesi del Viaggio di Es e “addentrandoci” nelle vostre vite, ci sono altre attività artistiche che svolgete nel quotidiano?

N.A.: No.

M.G.: Io mi dedico anima e corpo ai Sintesi del Viaggio di Es!

E.M.: Purtroppo no.

S.M.: Io no.

V.R.: Sì, io faccio anche un po’ di teatro con una compagnia di Bologna. Facciamo almeno uno/due spettacoli all’anno.

E parlando, invece, di gusti musicali, di background individuale (in fatto di ascolti), vi va di confessare il vostro “podio” di preferenze personali?

N.A.: Pfm, Banco, Porcupine Tree, The Aristocrats, Deep Purple, Le Orme, Dream Theater.

M.G.: Il mio podio allargato prevede The Beatles, Genesis, Dream Theater e, in Italia, Banco del Mutuo Soccorso e (anche di diverso genere) i Pooh.

E.M.: Io ho una formazione classica e non riesco a fare classifiche di gruppi in ordine di importanza. Ascolto musica barocca, classica, mi piace la musica tradizionale di varie zone, oltre al rock, al Prog e al folk, talvolta anche musica elettronica e il jazz. Il filo comune è il flauto e il suo utilizzo nei vari generi…

S.M.: Difficile fare una classifica, da chitarrista ascolto e apprezzo gruppi con chitarristi iconici, quindi, per citarne alcuni, Led Zeppelin, Genesis, Yes, Queen, Deep Purple, apprezzando più Steve Morse che Blackmore. Per rimanere in casa nostra, il Banco sicuramente e i primi New Trolls.

V.R.: Genesis, Van der Graaf Generator, Marillion, Iron Maiden, Dream Theater.

Restando ancora un po’ con i fari puntati su di voi, c’è un libro, uno scrittore o un artista (in qualsiasi campo) che amate e di cui consigliereste di approfondirne la conoscenza a chi sta ora leggendo questa intervista?

N.A.: Nick Hornby come romanziere.

E.M.: In questo periodo sto leggendo “Natura morta con custodia di sax” di Geoff Dyer, che consiglio.

S.M.: Nella letteratura attuale direi Glen Cooper, giallista avvincente e persona molto colta.

V.R.: Dal punto di vista musicale, per quel che mi riguarda, i Genesis soprattutto, un po’ di Yes, un po’ anche di Iron Maiden e Metallica, con tocchi di Banco e PFM e anche folk irlandese. In altri settori, scrittori come   H.P. Lovecraft, Edgar Allan Poe, Gogol.

M.G.: Dal punto di vista musicale, consiglio sempre di ascoltare un po’ di tutto (ma che sia realmente un po’ di tutto e non solo quello che si preferisce), anche se penso che tutto ciò che è suonato e non campionato, meriti di essere ascoltato. Come scrittori, concordo con Valerio su Edgar Allan Poe e Lovecraft.

Tornando al giorno d’oggi, personalmente e artisticamente, come avete affrontato e reagito al “periodo buio” della pandemia che abbiamo vissuto recentemente (e che, in parte, stiamo ancora vivendo)? Pensate che l’arte e la musica, in Italia e a livello globale, siano state solo “ferite di striscio” o ritenete abbiano subito un “colpo mortale”?

M.G.: Colpo mortale no, ma ci siamo andati molto vicini… C’è stata la crescita esponenziale di tutto ciò che è presente sul web, dove non tutto, ovviamente, è negativo, ma molto spesso ha permesso il copia incolla di tanti prodotti commerciali, togliendo un po’ la voglia di sperimentare e di pensare al di là di ciò che è di moda in quel momento. Fortunatamente oggi la gente ha voglia di musica live, ma troppo spesso, come si diceva poco prima, è sempre rivolta a big o a band che fanno cover, e non musica propria. Personalmente e a livello artistico ho, ovviamente, sofferto di tutto questo, la musica dal vivo e il contatto con il pubblico, è per noi di vitale importanza…

E.M.: Personalmente ne ho risentito molto, ma credo che sia uno di quei colpi da lasciarsi alle spalle e che ci si debba concentrare sul presente.

V.R.: Penso che abbia avuto un colpo pesante, ma non mortale. La gente ha voglia di ascoltare musica live. Ma viene spesso instradata sempre sugli stessi artisti.

S.M.: Come dicevo prima, del colpo ne abbiamo risentito. Concordo con Valerio quando dice che la voglia di ritornare alla normalità e, quindi, di ascoltare musica dal vivo finisce per dare spazio solo ai soliti noti. Chi organizza un evento non ha più la possibilità di rischiare, se è ancora in attività e sarebbe già un successo, non ha più “le spalle coperte”.

Prima di salutarci, c’è qualche aneddoto che vi va di condividere sui vostri anni di attività?

M.G.: Beh, non è un aneddoto ma al nostro ultimo live era presente un ragazzo proveniente dalla Corea, venuto appositamente per noi (orgogliosissimi di questo), e io, che per la prima volta mi sono presentato truccato, ho visto che avevamo lo stesso smalto nero sulle unghie delle mani. Discreta coincidenza!

S.M.: Visto che, oltre a suonare insieme, siamo anche amici, e ci conosciamo da tempo, chi più chi meno, gli aneddoti sono veramente tanti, difficile scegliere… Parlando di me, in un concerto dell’anno scorso, mentre suonavo, ho visto con la coda dell’occhio la mia chitarra acustica che stava cadendo dal porta-chitarra da palco… L’ho presa al volo!

V.R.: Ce ne sono tanti… Le cose migliori vengono dalle gaffe live dei pochi concerti che facciamo… tipo una volta ho presentato, accuratamente, un brano che, però, nella scaletta era due brani più avanti… Per fortuna Marco mi ha subito corretto. Ma gli altri avevano fatto delle facce veramente strane!

E per chiudere: c’è qualche novità sul prossimo futuro dei Sintesi del Viaggio di Es che vi è possibile anticipare?

N.A.: Stiamo lavorando a brani nuovi, tutto questo è molto stimolante.

M.G.: Abbiamo avuto un cambio all’interno della band, con l’entrata di Claudio, e abbiamo iniziato i lavori sul nuovo disco!

E.M.: Confermo, l’arrivo di Claudio e l’inizio del nuovo lavoro…

V.R.: Stiamo cominciando a lavorare sul nuovo album che sarà un concept. Altro non possiamo dire!

S.M.: Beh, Valerio, possiamo dire che quello che stiamo facendo ci piace molto e ci stiamo già legando ai nuovi brani e alle nuove storie che abbiamo da raccontare.

Grazie mille ragazzi!     

N.A.: Grazie a te.

M.G.: Mille grazie a te per questa graditissima intervista!

E.M.: Grazie a te per l’attenzione.

S.M.: Grazie a te.

V.R.: Grazie a te.

(Luglio, 2023 – Intervista tratta dal volume “Dialoghi Prog – Volume 4. Il Rock Progressivo Italiano del nuovo millennio raccontato dai protagonisti“)

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