Roz Vitalis – Lavoro d’amore

ROZ VITALIS

Lavoro d’amore (2015)

Lizard Records

Dopo aver omaggiato “con parole” il nostro paese con l’album d’esordio “L’ascensione”, i Roz Vitalis tornano a “parlare italiano” con il nuovo album (il nono in studio) Lavoro d’amore.

Il creatore del progetto Ivan Rozmainsky (piano Grand Steinway, clavicembalo, organo Hammond RT-3, Tesla Delicia mini 2, Elka Rhapsody 490, altre tastiere, metallofono) vede al suo fianco, in questo nuovo lavoro discografico, Vladimir Efimov (chitarra elettrica Gibson), Alexey Gorshkov (tromba), Yury Khomonenko (batteria e percussioni in There are the workers of iniquity fallen e parti di batteria in Unanticipated), Ruslan Kirillov (basso, ukulele in The acknowledgement day), Vladislav Korotkikh (flauto, low whistle in Every branch that beareth fruit), Philip Semenov (batteria e percussioni), Vladimir Semenov-Tyan-Shansky (chitarra elettrica Fender, chitarra acustica, basso in Invisible animals). Quasi tutti hanno già collaborato negli ultimi tre album.

L’album strumentale ruota molto (ma non interamente) attorno alle tastiere di Rozmainsky ed è ricco di passaggi “cinematografici” suggestivi e spunti che richiamano il grande prog italiano. Inoltre, è accompagnato da una copertina piuttosto enigmatica: una ragazza dallo sguardo imperscrutabile e magnetico ci fissa mentre è avvolta da un paesaggio agreste che si fa evanescente se ampliamo lo sguardo oltre la figura femminile. Peculiare anche l’assenza di didascalie, eccezion fatta per il logo della band.

Un saliscendi emotivo caratterizza l’opener The acknowledgement day. L’avvio è di quelli evocativi, alla Malibran di “The Wood of Tales” ad esempio, con il flauto carezzevole di Korotkikh che guida i dolci tocchi di chitarra, batteria e piano. Dal “bianco al nero” con il segmento seguente dove una ruvida chitarra ci porta nei territori de Il Rovescio della Medaglia, con tinte leggermente più scure. E poi ancora “dualità chiaroscura” con i lievi fraseggi al piano di Rozmainsky alternati agli assoli e alle “schitarrate” seventies di Efimov e Semenov-Tyan-Shansky.

Tutta giocata sul filo della delicatezza Lavoro d’Amore. Dall’intro acustico di Semenov-Tyan-Shansky (poi arricchito da Efimov e Rozmainsky), che richiama un po’ quello del brano “La luna” di Angelo Branduardi, al nuovo intervento soave del flauto di Korotkikh: tutto è permeato di serenità.

Decisamente più inquieta, e a tratti goblinianaUnanticipated. Il cupo e assillante basso di Kirillov fa da sfondo ai suoni sinistri di chitarre, tastiere, batteria e tromba nei primi minuti. A seguire l’atmosfera non muta ed è guidata dalle policrome tastiere di Rozmainsky e dalla tromba “funerea” di Gorshkov.

Avvio brioso, una via di mezzo tra Delirium e musica western, per Il Vento Ritorna, con la batteria vispa che sostiene i giochi di flauto e chitarra acustica. È l’organo a tentare di incupire l’atmosfera in alcuni punti, prima che la chitarra distorta prenda in mano il brano, trascinando con sé batteria e tastiere.

Con There are the workers of iniquity fallen ci spostiamo in territori cari al Banco del Mutuo Soccorso. Il clima dilatato e teso, gli interventi particolareggiati delle tastiere, le svolte rapide con gran lavoro delle ritmiche: tutto porta alla mente alcuni dei momenti disseminati, ad esempio, in “Darwin!”.

Piuttosto articolata Need for someone else. Eccezion fatta per il frizzante intro (frammento che poi ritroviamo più avanti), l’atmosfera che si respira, nella prima parte, è di quelle tenebrose fatte di organo “nero”, batteria energica e chitarre possenti. Gli ultimi minuti sono affidati soprattutto all’antitetico piano di Rozmainsky.

Gran protagonista di Invisible animals è Semenov-Tyan-Shansky. Il suo basso, per buona parte del brano, sembra un omaggio a “Propiedad Prohibida” di Franco Battiato e “One of this day” dei Pink Floyd. Con lui troviamo la batteria circolare di Semenov e Rozmainsky che ci introduce in territori space (sul finire resterà solo nello “spazio più profondo”).

Molto romantica e sognante Every branch that beareth fruit. È l’incantevole piano di Rozmainsky a cullarci per buona parte del brano. Puro classicismo. A metà percorso subentra anche il “bucolico” low whistle di Korotkikh che va ad impreziosire il tutto, proiettandoci in un’altra dimensione.

Il tocco dolce dei Roz Vitalis continua nella prima parte di Ascension dream (Peak Version). È ancora il piano di Rozmainsky a guidarci, questa volta sostenuto fin da subito dal flauto di Korotkikh. A seguire batteria e basso alzano il ritmo del brano, portando in campo anche chitarra e tromba, mentre Rozmainsky non abbandona mai la scena.

Episodio particolare e intrigante la lunga What are you thinking about?. L’introduzione è di quelle che richiamano fin troppo le atmosfere dilatate floydiane, con un mix di elettronica e chitarre diluite. Dopo i due minuti si va in crescendo con chitarre funkeggianti, tastiere e loop elettronici, batteria secca e “meccanica”, virando verso territori che ricordano a tratti I Signori della Galassia.

Con la conclusiva Ending i Roz Vitalis omaggiano Ennio Morricone. I giochi percussivi di Semenov, gli interventi chitarristici di Semenov-Tyan-Shansky e la tromba di Gorshkov sembrano provenire direttamente da un film di Sergio Leone. A seguire anche le tastiere di Rozmainsky e il flauto di Korotkikh arricchiscono il quadro western.

Due su due per la Lizard Records: dopo aver “pescato” bene con l’album d’esordio degli Inner Drive “Oasis”, l’etichetta italiana concede il “bis russo” con questo interessantissimo lavoro firmato Roz Vitalis.

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