Perrotta Andrea – Irresistibili distanze

ANDREA PERROTTA

Irresistibili distanze (2021)

AP Art Studio / Autoproduzione

 

Polistrumentista e cantante, dopo tanto studio e tante esperienze musicali diverse, negli ultimi anni Andrea Perrotta ha intrapreso la strada della scrittura con un obiettivo: pubblicare un album tutto suo. E il primo maggio 2021 quel sogno è divenuto realtà con Irresistibili distanze.

Ed ecco allora che, mentre la gente cammina sulla nostra testa, indifferente verso quanto accade al di sotto, così come narrato dall’artwork “esterno” creato dallo stesso Andrea (intriganti anche le foto presenti all’interno del libretto che raccontano per immagini i brani, in particolare quella sanguinante di Puzzle), i sei episodi di Irresistibili distanze scorrono piacevolmente con la loro sfaccettata carica rock, una miscela ben dosata di “energia elettrica” e melodia, un flusso sonoro ricco di atmosfere cangianti e ben accostate tra loro, con dei testi diretti e ben scritti.

Davvero ampia e di qualità la schiera di musicisti che ha contribuito alla riuscita dell’opera. Accanto ad Andrea Perrotta (voce, chitarra acustica, chitarra elettrica ritmica e solista, piano, tastiera, arrangiamento archi e ottoni, programmazione, basso, batteria e percussioni), infatti, troviamo Mauro Cavioli (basso), Daniele Caruso (chitarra elettrica ritmica e solista), Alessandra Paletta (cori), Georges Pascal Marchese (arrangiamento archi), Alessandro Tomei (sax alto), Andrea “Sesto” Graziani (basso), Gianluca Malafronte (chitarra elettrica solista), Andrea Sisani (chitarra elettrica), Andrea Di Santo (sintetizzatori), Marco Fusco (basso), Diego Gangale (chitarra elettrica) e Alex Massari (chitarra elettrica solista).

Avvolgente prende il via Puzzle, il primo capitolo dell’album, con il suo stratificarsi magnetico di chitarra, ritmiche e piano. Poi, dopo una scudisciata violenta, il brano cambia volto e ci proietta in pieno hard rock alla Mötley Crüe. Sono le distorsioni, in seguito, a fare la voce grossa, mutando continuamente, sempre ben sorrette da un consistente impianto ritmico. Tutto svanisce ai tre minuti, quando cadiamo vittima di un incantesimo da cui ci ridesta il solo intenso di Daniele Caruso. E, infine, arriva il tempo della voce di Perrotta. Con lui sulla scena, il quadro prende altra fisionomia, più indie/alternative italiano, vedi Timoria. In coda tutto è poesia, con un bel soliloquio di sax alto (suonato da Alessandro Tomei).

Idrocarburi che poppi avidamente, / da questa terra spremuta come agrumi, / apocalittici scenari da ostentare, / basta un pulsante premuto per errore. / Ga-ga-ga game over, / il gioco è finito […]. Game Over – Il gioco è finito. Dopo una partenza un po’ Depeche Mode, tutti si fa molto rock, con un refrain orecchiabile e che fa breccia immediatamente, tra Negrita e Litfiba recenti (e un pizzico Sintonia Distorta). Largo spazio ad un nuovo assolo passionale in coda, questa volta affidato a Gianluca Malafronte.

Ancora un buon esempio di rock italiano nei primi minuti di Rendezvous, con una “gabbia sonora” ben strutturata che avviluppa ottimamente il canto di Perrotta. E quando si pensa che la traiettoria del brano sia definita e immutabile, ecco piombare le tenebre, con un bel gioco di ritmiche nervose e distorsioni massicce, col piano antitetico ad incunearsi caparbiamente nei minimi spiragli di luce presenti. E si vola con l’assolo di synth di Di Santo, mentre “dietro” tutto prosegue toolianamente. E, improvvisamente, tutto scompare e ritorna il segmento iniziale, arricchito però da nuovi dettagli più incisivi, con un nuovo, deciso assolo del padrone di casa e un finale davvero arioso.

Come una carezza giunge la breve Preludio – Nel mare riflesso, con l’ispirato e melodioso piano suonato da Andrea protagonista incontrastato, ben avvolto da tenui archi.

Si riprende a correre con Irresistibili Distanze, dove batteria e basso dettano decisamente i tempi di un nuovo episodio rockeggiante, con sentori lontani di The Cure e Juri Camisasca (di “Arcano Enigma”). E ancora una volta il ritornello è ben centrato: […] ora qui te lo lascio credere / almeno oggi perché, / con te ho bisogno di / irresistibili distanze che / mi rendono migliore?! / Un altro giro / di lancette poi, / poi tanto fuori piove […].

Velvet #21. È un piano a tratti nocenziano quello che muove i primi passi del brano di chiusura, intenso, descrittivo, arricchito da un gran gioco di archi. L’umore di fondo viene poi acquisito da chitarra, basso e tastiere, prima che le distorsioni granitiche di Andrea scendano in campo a frantumare il tutto. E si prosegue con un saliscendi emotivo, atmosfere cupe che si alternano ad aperture floydiane, e poi ancora con galoppate guidate dall’assolo rovente di Alex Massari, riprese poetiche del piano e un nuovo “monologo” più romantico che muta pelle col trascorrere dei secondi. Senza dubbio il punto più alto dell’album.

Un plauso ad Andrea: scrivere, arrangiare, suonare, missare e produrre il proprio lavoro (creandone anche l’artwork) in totale autonomia (o quasi) non è certo roba per tutti.

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Guarda il making of dell’album

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