Cadmo, I – Boomerang

I CADMO

Boomerang (1977)

Vedette

 

Boomerang è l’album d’esordio de I Cadmo, trio sardo dall’anima fortemente jazz, formato da Antonello Salis al piano, Riccardo Lay al contrabbasso e Mario Paliano alla batteria. Stilisticamente la band può essere affiancata a gruppi quali Maad, Baricentro e Spirale, solo per citarne alcuni.

Il disco, composto da quattro lunghi brani, è caratterizzato da suoni ed atmosfere molto sfaccettate. Si passa dalle evoluzioni al piano di Salis, che a tratti richiamano situazioni futuriste, al jazz più puro con una fusione perfetta dei tre musicisti, sino a fugaci apparizioni di musica quasi sperimentale.

Il sound della band colpì talmente tanto Franco Fayenz, grande esperto di musica jazz, che lo indusse a scrivere una presentazione/recensione del disco, molto entusiasta, la quale fu poi pubblicata sul retro stesso dell’album: “[…] Sono convinto infatti che il trio sardo sia senz’altro il migliore complesso giovanile di jazz, o riferibile al jazz, riunitosi in Italia negli ultimi anni. In ogni caso è il più affiatato, il più compatto, il più originale […]”. Nella stessa presentazione Fayenz descrive anche i tre musicisti con parole di elogio e, soprattutto Salis, viene definito come uno che “suona come una forza della natura, formando un corpo unico col suo strumento, quasi che questo fosse l’unico mezzo possibile per comunicare col resto del mondo”.

Particolare la copertina del disco in cui un boomerang colpisce e distrugge una sorta di “navicella spaziale musicale”, con a bordo i nostri tre musicisti, quasi a significare la volontà di rompere gli schemi della musica tradizionale (in questo caso il puro jazz).

Il primo brano dell’album, Terra di mezzo, ci mette sul piatto subito tutti gli ingredienti che troveremo nell’intera opera.  Si parte con il piano di Antonello Salis a farla da padrone con un’esecuzione “poco canonica”, quasi futurista (ricorda “La guerra” di Francesco Balilla Pratella). Si attende un po’ prima che avvenga l’ingresso di un nuovo strumento. Sarà la batteria a dare il cambio al piano (a tratti sembra l’anticipazione del tribale che troveremo in Sa Morra). Dura poco. Si torna molto presto al futurismo di inizio brano e poi ad un ottimo jazz-rock.

Con Uadi Garandhel i Cadmo partono direttamente con ciò che gli riesce meglio: puro jazz. Sarà così fino alla fine del brano, con un intermezzo quasi romantico, nella parte iniziale, messo in piedi dal piano. Ancora una volta eccezionale il piano di Salis, senza dimenticare Mario Paliano alla batteria, a cui viene lasciato anche lo spazio per un bell’assolo.

Boomerang. Uno sprazzo di “follia futurista” di solo piano da il via alla title-track. Poco dopo la batteria diventa degna compagna. È solo dal terzo minuto che il brano si “ricompone” diventando un’ottima esecuzione tendente essenzialmente al jazz (si rivedono a momenti gli Spirale). Sembrerò ridondante, ma ancora una volta va sottolineata la superba prova di Salis.

Sa Morra è una lunga suite di quasi 14 minuti che, nella struttura cangiante, ricorda Terra di Mezzo. Un “uccello sintetico”, un contrabbasso, dei campanelli e altri rumori compongono la prima parte del brano. A questa seguono vari cambi di rotta, tra cui una  parte più “regolare” su una base di contrabbasso e percussioni con la presenza di un canto in dialetto sardo, e, successivamente, un breve e strano gioco di cori. È dopo gli  8 minuti che ci troviamo in preda al panico. Le voci sovrapposte sembrano un intreccio tra James Senese e Demetrio Stratos (della fase sperimentazioni vocali) accompagnati da urla varie. Cantato sardo, cori ed urla ci conducono sull’isola nell’atmosfera tipica del gioco della morra. Per chiudere la batteria di Paliano si cimenta in una danza tribale, inframezzata dalle grida dei compagni. Brano decisamente diverso dal precedente, con una fisionomia quasi sperimentale.

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