Dasia – Dasia

DASIA

Dasia (2016)

Autoproduzione

Nato nel 2015, il giovane trio friulano dei Dasia, Edgardo Mauroner (chitarra, synth), Elettra Pizzale (basso) e Luca Stocco (batteria, samples), nell’ottobre del 2016 ha pubblicato il suo primo EP: Dasia.

Come confessato apertamente, i tre scrivono e compongono canzoni prettamente strumentali, con richiami all’alt-rock, post-rock e progressive e l’ascolto dell’album lo conferma pienamente. Ecco allora, grazie alle rilevanti capacità di un duo ritmico ben presente e granitico, una chitarra dal sound sempre “calzante” e quel tocco di elettronica che non guasta, incrociarsi, scontrarsi e/o fondersi, lungo gli oltre trenta minuti di Dasia, l’alternative rock “alla italiana” con del sano e scuro post rock, tutto condito da guizzi progressivi.

L’album si apre con il brano doppio Intro+Spektive e si parte in tutti i sensi con l’iniziale Intro. Immaginate di essere a Cape Canaveral e di ascoltare i continui scambi di battute tra la base e gli astronauti pronti alla partenza, intrecciati indissolubilmente ad “interferenze” sintetiche che disturbano l’ascolto: così ha inizio il lavoro dei Dasia.

Spektive. Su di un loop ipnotico di basso emerge dalle viscere della terra, per diventare poi dominante, la “sirena sintetica” di Mauroner. Spentasi all’improvviso, lascia il passo alla batteria tribale di Stocco che va ad uniformarsi al percorso iniziale tracciato dalle dita della Pizzale, prima che l’acida chitarra alla Manuel Göttsching di “Ash Ra Tempel” dello stesso Mauroner getti il primo seme per il “contenuto” caos finale.

L’anima alternative rock (vedi Marlene Kuntz) menzionata in apertura emerge in Human Abstraction: distorsioni corpose e grezze, basso voluminoso e batteria che va giù pesante sono i tre protagonisti. Un forte senso d’inquietudine si manifesta nella sezione centrale del brano quando la chitarra di Mauroner si fa lacerante e il trio prende una piega post.

Quasi la naturale prosecuzione-evoluzione di Human Abstraction è Kraken. Punto fermo dell’episodio è l’indole “bellicosa” e scura del trio che si fa strada prepotentemente con bordate sonanti e possenti, soprattutto nella sua sezione ritmica, in un riuscito connubio tra Thank U for Smoking e Don Caballero. Sentori di jam session accompagnano parte del brano.

Si prosegue su sentieri ombrosi con Naan. Notevole il lavoro del tumultuoso duo Stocco-Pizzale che concede piena libertà d’espressione alla chitarra di Mauroner, il quale li ripaga con continue variazioni sonore che si muovono tra vacuità e vigore.

Multiforme è The Lost Onironaut. L’avvio alienante cede il passo ben presto al nuovo intrigante intreccio basso-batteria, ben accostato a contrastanti suoni “cristallini”. Giunge poi la dilatata chitarra di Mauroner che, all’improvviso, moltiplica la sua consistenza portando il trio verso territori che in Italia hanno fatto le fortune di band quali Afterhours e Verdena, mentre qui e là emergono affinità con il sound dei Tortoise.

Dopo lo stuzzicante episodio precedente, i Dasia alzano ancora un po’ l’asticella con Waves. È un vortice caliginoso ad aprire le porte del nuovo brano prima che la chitarra assuma il ruolo di “attenuatore” con interventi “spensierati”. Pizzale e Stocco, però, non cedono e, tra galoppate di basso e riffoni sabbathiani dello stesso Mauroner, il trio resta in “apnea” sino a metà brano quando la sperimentazione elettronica prende il sopravvento.

Si chiude con il flusso compatto e a tratti impetuoso di T.L.E.. Il trio friulano non si tira indietro e confeziona un ultimo capitolo in cui troviamo condensati in poco più di tre minuti quanto di buono ascoltato sinora. La degna conclusione di un lavoro in cui la parola “libertà” è l’elemento fondante.

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