Garybaldi – Nuda

GARYBALDI

Nuda (1972)

CGD

Nel 1971 la CGD pubblica un singolo (Marta Helmut/Corri corri corri) sulla quale copertina si legge: da oggi non ci chiamiamo più i Gleemen, siamo Garybaldi. È in questo preciso momento che Pier Nicolò “Bambi” Fossati (chitarra elettrica e acustica, viola, voce), Lio Marchi (organo, pianoforte, mellotron, oscillatore), Angelo Traverso (basso) e Maurizio Cassinelli (batteria, percussioni, timpani, armonica, voce) assumono il nome con il quale vengono ricordati ancora oggi come una delle band di punta dei primissimi ’70.

Di quel singolo è soprattutto Marta Helmut il brano che ci permette ci cogliere la transizione tra le atmosfere dei Gleemen, più legate ai ’60, e quelle dei Garybaldi, con il loro hard blues misto prog.

È l’anno 1972 quello in cui la stessa CGD permetta alla band di realizzare il primo album con il nuovo nome (anche l’album “Gleemen” era stato prodotto dalla stessa etichetta): nasce Nuda. Come già accaduto nei Gleemen, il protagonista assoluto dell’album è il Jimi Hendrix italiano, Bambi Fossati, ma accanto a lui non sfigurano minimamente gli altri tre musicisti (soprattutto la sezione ritmica sempre precisa e sostanziosa). Il disco è un lavoro ben strutturato, ricco di momenti “incandescenti” ed altri poetici. In vari punti la band è spudoratamente debitrice nei confronti del maestro americano, mentre in altri (vedi soprattutto la stupenda suite Moretto da Brescia) la vena creatrice del quartetto si vede tutta ed è di ottimo livello.

Oltre alla chitarra di Fossati, l’elemento che forse viene ricordato maggiormente ancora oggi è la straordinaria cover tripla realizzata dal maestro del fumetto erotico Guido Crepax. Un’opera d’arte raffigurante una Maya desnuda gulliveriana, sdraiata e dormiente, con il corpo sinuoso ricoperto da animali esotici (dalle tigri ai rinoceronti, passando per elefanti e coccodrilli) e omini-lillipuziani che cercano di arrampicarsi sui suoi capelli. Anche l’interno della tripla copertina presenta tre vignette realizzate dallo stesso autore che richiamano, in modo figurato e tramite l’utilizzo di versi, alcuni brani dell’album.

Il disco si apre con Maya desnuda. Il suo riff è certamente uno dei più famosi del periodo d’oro progressivo italiano. Il brano prende forza fin dal primo secondo ed espande la propria energia lungo i suoi sei minuti in modo travolgente. Protagonista assoluta del brano è la chitarra di Bambi Fossati con le sue incredibili evoluzioni, i suoi assoli fulminanti, i quali sprigionano un’essenza hendrixiana fin troppo spudorata (vedi avvio di Voodoo child) ma che, tuttavia, non va a intaccare minimamente le grandiose potenzialità dell’artista. Accanto a lui da rilevare la grande prova anche della tastiera di Marchi, i continui cambi ritmici sempre precisi di Cassinelli e il gran sostegno del basso di Traverso. Altro elemento portante (e famosissimo) del brano è il testo ad alto “tasso erotico” (Sei già spogliata, sei sul mio letto / sei tutta, nuda / Dolce visione, dolce passione / tu sei sempre, nuda / Maya Desnuda / Passan le ore, esce il sudore / tu mi travolgi, nuda / Dolce passione, dolce visione / tu sei sempre, nuda / Si, nuda / Vieni su… su con me… si, su! / Sempre più su!) che poi si trasforma in ironico-nonsense (Hey bambina sono stufo di te / non mi fai neanche, bere un caffè / cerca pure, intanto io / sto correndo come Superman / Hey bambina cosa credi che sia / un ultra-fai l’amore-super-star / hey bambina prova a andare da / James Brown, e la sua Sex Machine […]).

Decomposizione, preludio e pace è una breve pausa dopo l’esplosione di energia del brano d’apertura. Circa due minuti di noise quasi psichedelico con Fossati che si diverte a “torturare” la propria “bambina”. Anche in questo caso il richiamo ad Hendrix è d’obbligo. Il finale del brano si addolcisce per diventare ponte col brano successivo.

Con 26 Febbraio 1700 si cambia registro. La chitarra di Fossati, ancora una volta protagonista, ci proietta in un mondo incantato con la sua dolcezza e leggerezza. L’ascoltatore è cullato dalle sue delicate note. Con l’ingresso sulla scena della voce l’atmosfera diventa ancor più poetica, grazie pure alla batteria sussurrata. Coinvolgente anche l’assolo che ha inizio ai quattro minuti e si spinge sino alla fine del brano, incattivendosi leggermente nel segmento finale.

L’avvio de L’ultima graziosa ci presenta nuovamente Bambi Fossati in versione hard. Molto presto arriva anche il canto ed escono fuori i Gleemen (netti i richiami a “Spirit”). Proseguendo lungo il percorso troviamo anche richiami a Maya desnuda in alcuni assoli. Nei primi secondi del brano, oltre a Fossati, si nota un che di spensierato che viene sviluppato ottimamente nella seconda parte del brano con gli interventi di armonica e piano che donano un tocco blues delizioso.

Il lato B dell’album è interamente occupato dalla suite Moretto da Brescia, suddivisa in tre movimenti, ed è qui che si sprigiona ancor di più la forza creatrice dei Garybaldi. Con il primo movimento, Goffredo, Fossati abbandona inizialmente i percorsi hendrixiani, per lanciarsi su livelli più morbidi e poetici. Sulla stessa linea d’onda il piano di Marchi, davvero suggestivo, e la voce dello stesso Bambi. La chitarra acustica che subentra poco dopo dà anche un tocco di mediterraneità al brano. Non poteva mancare lo spazio per un grande assolo. Puro prog, davvero ben orchestrato, lo troviamo nella seconda parte del brano, dove è notevolissimo soprattutto il lavoro nelle “retrovie” di Traverso e Cassinelli. L’organo finale, un po’ alla Metamorfosi, dà il la al secondo movimento Il Giardino del re e al suo avvio onirico (una “falsa pista”). Appena esce di scena la voce, il brano decolla con un fraseggio organo-chitarra sublime e molto british. A metà brano il delirio del gruppo porta allo spaesamento dell’ascoltatore: ne esce un nuovo brano. La batteria incalzante e il basso pulsante supportano il nuovo lungo virtuosismo di Fossati. Dopo un minuto e mezzo avviene il cambio: Fossati cede il posto all’emersoniano Marchi, più in avanti poi ritorna la chitarra. Incessante ed encomiabile la sezione ritmica. È di certo il brano più complesso dell’album e uno dei punti più alti dell’opera. Anche il terzo movimento, Dolce come sei tu, si apre delicatamente, con voci e cori à la New Trolls e una chitarra soffice. Poi l’atmosfera cambia lievemente diventando, grazie al suono delle percussioni, quasi un brano dei Delirium di Dolce acqua, con l’organo che fa le veci del flauto di Ivano Fossati. Gli ultimi minuti sono assegnati al nostro Fossati (Bambi) e alla sua chitarra per l’ultimo efficace assolo.

Una pietra miliare per il 1972 (e non solo).

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