Giardino Onirico, Il – Complesso K MMXIII

IL GIARDINO ONIRICO

Complesso K MMXIII (2013)

Lizard Records

Strano parlare di un secondo album che in realtà è il lavoro d’esordio di una band: è questo il caso di Complesso K MMXIII de Il Giardino Onirico. Sì perché l’opera in questione, una suite in quattro parti più intro, è stata partorita dalle menti di Stefano Avigliana (chitarre), Emanuele Telli (tastiere), Massimo Moscatelli (batteria e percussioni) ed Ettore Mazzarini (basso) nel 2009. Dopo aver partecipato e vinto un concorso locale per band emergenti (Salefino Rock), e con il nuovo ingresso nella formazione di Dariush Hakim (tastiere ed effetti), la band entra in studio nel 2010 per incidere i brani. Alla registrazione però non fanno seguito una pubblicazione e una distribuzione “fisica” e, dopo un breve periodo di visibilità nel mondo del web, il lavoro viene messo da parte “in attesa di tempi migliori”.

La band senza perdersi d’animo, continua a creare nuovi brani e, dopo l’ingresso di Marco Marini in qualità di voce narrante, pubblica il suo vero primo album “Perigeo” (2012). Entrati nell’orbita Lizard Records riscocca la scintilla con Complesso K. Il gruppo decide quindi di “risistemare” le vecchie, ma non troppo, registrazioni con nuove incisioni di batteria e il rinnovamento dell’intro, integrata con la voce di Marini, il tutto condito da un nuovo missagio e un nuovo mastering. Rinasce così Complesso K, cui viene aggiunto MMXIII ad indicare proprio l’anno di “rinascita”.

Questo restyling non ha compromesso minimamente l’idea che era alla base dell’opera originaria e, anzi, ne ha arricchito il potenziale che già si scorgeva in essa. Le atmosfere cupe ed avvolgenti, che rappresentano il fil rouge dell’album, emergono prepotentemente grazie ad un suono compatto ma ben delineato, dove le chitarre di Avigliana e le tastiere di Telli ed Hakim riescono a creare situazioni scure e oniriche, cariche di pathos, che si dilatano nel tempo e nello spazio, ben sostenute dalle ritmiche di Moscatelli e Mazzarini. Il Giardino Onirico si fa strada tra atmosfere e suoni che richiamano alla mente band quali Goblin, Riverside, Haken, Scale the Summit, così come l’uso della voce narrante ricorda l’album “Neque semper arcum tendit rex” di Antonius Rex. Non solo, la band sembra anche aver fatto propri alcuni degli “insegnamenti” di Steven Wilson.

A questo punto ci si potrebbe chiedere: cos’è il Complesso K? Per spiegarlo facciamo nostre le parole presenti nell’intervista che Emanuele Telli ha rilasciato alla webzine Mondo Metal nel 2011: I complessi K sono dei grafoelementi elettroencefalografici che si presentano nello stadio 2 del sonno. Nella fase 2 del sonno l’attività elettrica che si presenta è simile alle onde theta. È scientificamente dimostrato che queste onde portano a una maggiore consapevolezza di noi stessi e stimolano la nostra creatività, oltre ad accrescere il rilascio di endorfine. Quindi, metaforicamente parlando, “Complesso K” rappresenta il viaggio interiore che ci ha portato alla composizione di questa suite, un viaggio permeato anche dalle insidie della realtà quotidiana, di piccoli e grandi flash di esperienze che nel bene e nel male si sono dimostrate determinanti nella nostra crescita.

Passiamo all’analisi dell’album. È un avvio quasi inquietante, ma allo stesso tempo magnetico, quello offerto da Intro… La voce recitante di Marini, cupa e ammaliatrice (ricorda da vicino quella di Antonio Bartoccetti, ma anche quella di Paolo Carelli nell’avvio di “Concerto delle menti” dei Pholas Dactylus), declama parole ispirate mentre un suono ondivago e scuro, da corriere cosmico, avviluppa l’ascoltatore. A seguire, gli effetti sintetici di Hakim e la chitarra diluita e floydiana di Avigliana arricchiscono, col trascorrere dei secondi, l’atmosfera, con Marini che diventa sempre più il “Giordano Bruno” raffigurato all’interno del booklet, ermetico e misterioso: Onirico il cammino che si intraprende / quando il tramonto schiude il sipario della notte / e le sue braccia si allungano per rapire strade, deserti, sospiri… / Un mare purpureo scivola nel cielo / le sue onde si infrangono su stelle e pianeti /e la sua schiuma di fosforo si adagia sulla terra / in un silenzio siderale, astrale… / Il giardino onirico si specchia nel cielo schiumoso / la linea dell’orizzonte si fonde in una musicale armonia… / Cogliere fiori lisergici per estirpare il cancro della realtà / Hypnos, Eros e Thanatos, in un’orgia di suoni e colori / in un’anestetica sinestesia gravida di alcaloidi piaceri / Onirico il cammino che si intraprende / quando le braccia della notte scivolano sulla realtà… / Aprite il sipario del teatro ipnagogico / lasciatevi riempire dalla consistenza dell’infinito…

In antitesi col brano precedente, Parte I ci investe immediatamente con una scarica di note molto dure. La chitarra zigzagante di Avigliana, il basso altrettanto spinto di Mazzarini che lo segue come un’ombra e la batteria martellante di Moscatelli non lasciano respiro. A sviare l’ascoltatore ci pensa poi un “rilassamento” generale, dove i suoni diventano liquidi e ipnotici. Dura poco: un suono corposo, fatto di riff prog-metal, tappeti elettronici avvolgenti e batteria dai suoni secchi e decisi, arricchito da accelerate improvvise e soli alla Piotr Grudzinski o addolcito (ma non troppo) qui e là da inserti di tastiera/carillon stile Goblin, ci mostra la vera faccia e il marchio di fabbrica della band.

Parte II. È la tastiera simonettiana di Telli (forte è l’assonanza anche con l’avvio di Further Away degli IQ) a fungere da alfa e omega del secondo movimento e a catapultarci per un breve periodo nel bel mezzo di un film di Dario Argento. All’interno del “contenitore tastieristico” Moscatelli e soci si lasciano andare ad un concentrato di atmosfere oscure, con le serpeggianti cavalcate e i riffoni di Avigliana a far la voce grossa. Ad intrecciarsi con lui troviamo spesso e volentieri il piano e le tastiere “volanti” di Telli e Hakim, mentre le ritmiche di Moscatelli e Mazzarini indicano costantemente la via da percorrere senza mai smarrirsi.

Altro episodio carico di tensione emotiva è la multiforme Parte III. Ancora una volta la band si destreggia con perizia tra atmosfere scure e sventagliate di suoni possenti e incalzanti (si nota una decisa vena riversidiana). Tastiere e chitarre, coadiuvate perfettamente da basso e batteria, si divertono nel creare paesaggi onirici (di certo non sempre bucolici!). Ben costruita l’alternanza di parti spinte e parti “d’alleggerimento”, entrambe, a loro modo, coinvolgenti. E nel finale, un lungo vento cosmico di teutonica memoria, introduce il rientro sulla scena della voce suadente e luciferina di Marini: Immagini… suoni… colori… odori… / vi faranno rivivere attimi ormai perduti / di vite passate… dimenticate… / Camminerete su strade già percorse / accanto ai vostri vecchi passi… / e come angeli di voi stessi / vi prenderete cura delle vostre anime… inquiete… / lacerate da passioni… negazioni… abbandoni… / e come un fascio di luce raggiungerete l’angolo buio / nel profondo della vostra essenza… / e con un lieve sospiro inizierete il nuovo viaggio…

La degna chiusura di Complesso K MMXIII è affidata a Parte IV: la summa di quanto ascoltato sinora. Anche in questo caso la band mette in mostra le proprie capacità creando nuove situazioni intriganti, dai leggeri ma intensi intrecci di piano e chitarra iniziali (tornano ancora alla mente i Goblin) sino all’esplosione che si ha intorno ai due minuti, con le tastiere in primo piano che avvolgono l’intero ambiente. …e, infine, uno spiraglio di luce: la chitarra acustica di Avigliana e i placidi effetti di Hakim squarciano le “nubi” lasciando intravedere, anche se solo per un breve frangente, un’altra faccia de Il Giardino Onirico.

Un ottimo “ri-esordio” utile a ribadire che la scena progressiva italiana (in tutte le sue declinazioni) è ancora dinamica e produttiva.

Una curiosità: Rosalba Sgroia, un’insegnante romana, dopo aver ricevuto in dono dalla band l’album, lo ha fatto ascoltare ai bambini di una terza elementare lasciandoli liberi di interpretare con immagini i suoni ascoltati. Un plauso a tale iniziativa che non può che essere formativa (alcune di queste piccole opere sono visibili su http://neroassenso.wordpress.com/2013/10/18/il-giardino-onirico-musica-a-scuola/).

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