Qirsh – Sola andata

QIRSH

Sola andata (2013)

Lizard Records

“Un premio alla perseveranza”.

Potrebbe essere questo il sottotitolo di Sola andata, secondo lavoro dei Qirshil primo di una certa rilevanza: vent’anni d’attività e una ricompensa, riscossa a sedici anni di distanza dal primo album “Una città per noi”.

Non breve la genesi di Sola andata, infatti, il sestetto savonese ha creato i nove brani tra il 2008 e il 2012 legandoli tra loro con un sottile (ma non troppo) filo rosso tematico: il viaggio. Ed è appunto il viaggio, nelle sue più varie sfaccettature, fisico-geografico (frutto delle esperienze della band), d’esplorazione, nella cronaca, nella mente e nelle paure, il fulcro delle liriche cui si affiancano, all’interno del booklet, immagini esplicative e pensieri.

E l’allestimento sonoro concretizzato per tale impianto concettuale da Leonardo Digilio (tastiere, piano), Pasquale Aricò (synth, voce), Michele Torello (chitarra elettrica e acustica), Daniele Olia (chitarra elettrica e 12 corde, tastiere, liuto, voce solista), Marco Fazio (batteria, percussioni) e Andrea Torello (basso elettrico e acustico, voce), non può certo essere definito progressivo tout court. Tutt’altro. Sola andata è un insieme di diapositive musicali ed emozionali spesso dinamiche e d’impatto, il quale spazia dall’elettronica ai suoni derivanti delle due sponde del Mediterraneo, con tracce di cantautorato e progressive, sino a raggiungere quella sorta di “alternatività” alla CSI che permea una consistente parte del lavoro.

Artico. La prima cartolina giunge dai freddi ghiacci settentrionali ed è dedicata alla spedizione del dirigibile ‘Italia’ al Polo Nord del 1928. È un’ostinata chitarra classica a sostenere gli iniziali “buoni propositi” della spedizione narrati da Olia (andremo oltre a dove ci si fermò due anni fa). La freschezza iniziale (e la gioia della missione) cresce con l’ingresso di tastiere avvolgenti e ritmiche dinamiche (la casa volante è pronta a partire e un brivido arriva al cuore). Le stesse tastiere accentuano, in seguito, l’euforia, prima del dramma. Il vento spinge sempre più in là, poi un attimo in più e va tutto giù: alla chitarra distorta di Michele Torello il compito di descrivere l’angoscia della situazione, ma anche la speranza intravista in fondo al “tunnel”. E con la speranza il brano riprende il filo in modo compatto (In meno di un giorno la voce arrivò / […] poi da est un segnale e si tornò a sperare, dopo un mese di ghiaccio è ora di ritornare), prima dell’abbraccio finale agli scomparsi e ai sopravvissuti (In quell’estate fredda c’è chi non torno più, però qualcuno oggi ancora sognerà di poter dire: “io ero là”).

Con Mercato Ghardaia ci spingiamo tra le vecchie città situate alle porte del deserto algerino. Dopo un breve accenno di chitarra acustica zeppeliniana, ha inizio un viaggio molto rapido guidato dal duo Fazio/A. Torello cui le parole di Olia riescono caparbiamente a tener testa. Nei minuti che scorrono, tra i numerosi ed evocativi “fotogrammi sonori”, grande impatto hanno le tastiere che descrivono paesaggi cari a Franco Battiato (anche il testo, a suo modo, ricorda qualcosa dell’artista catanese), così come i passaggi “urlati” alla CSI.

Mayflower. Nel breve episodio strumentale dalle tinte progressive, che raccoglie suggestioni americane (la foto del libretto con una distesa di grattacieli è piuttosto esplicita al riguardo), a farla da padrone sono le tastiere. Nei segmenti “laterali”, più agili, sono i suoni sintetici con andatura premoliana ad ergersi trascinatori, mentre in quello centrale, più rilassato, e soprattutto un organo a farsi largo.

Con Figli del piccolo padre ci tuffiamo nella cronaca, quella della storia del mostro di Rostov che terrorizzò la Russia qualche decennio fa. Per la “cornice sonora” del tema i Qirsh intessono un ordito frizzante che strizza più di un occhio alla psichedelica e all’elettronica, mentre nell’approccio al canto e in alcune soluzioni “ponderose” sembra di scorgere nuovamente Ferretti e soci. Ed è nell’estraniante frammento centrale che la band, forse, descrive (ancor di più) la psiche dell’assassino.

5A, finestrino. Il titolo e l’immagine dell’album (una foto scattata dal finestrino di un aereo) sono abbastanza chiari per questo secondo brano strumentale e l‘avvio etereo rispecchia il tutto. L’idea di “sospensione” è resa, poi, ancor più “reale” dall’utilizzo di archi sintetici, campane e percussioni lontane.

Si riprende a galoppare con Rianimazione. Anima dark e gran ricorso all’elettronica per questa folle corsa in ambulanza: mentre l’incessante battito del basso di Torello “sfonda” le membra, le tastiere di Aricò e Digilio creano il giusto “stordimento” e spianano la strada a Olia/Ferretti (Si, son qui, lo spettacolo abbia inizio, ma per chi, / strane facce tutte intorno a me perché, / chiamate gli altri oppure andate via di qui, / non serve tutta questa fretta / è ancora presto per l’inferno). Un brano carico di tensione emotiva che non cede un minimo in fatto d’intensità e coinvolgimento.

E con Malaria, brano ispirato da un viaggio in Indonesia, i Qirsh spingono l’utilizzo dell’elettronica nei territori dei Daft Punk. Anche in questo caso, nell’atmosfera scura e “techno” creata dai sei, Andrea Torello porta al massimo il suo basso. Episodio particolare.

Vento delle isole ci porta in pieno Mediterraneo. Percussioni, chitarre acustiche e una certa naturalezza nel canto richiamano alla mente, a tratti, i primi Delirium (con un pizzico di verve in più). Ad accentuare la mediterraneità del brano ci pensa anche un sapiente uso della fisarmonica, il basso “danzante” di Torello e il vellutato commiato.

Qirsh decidono di separarsi dall’ascoltatore con la mesta La nebbia, narrazione di una lunga attesa in aeroporto e della fine di un rapporto. Le inquiete chitarre di Michele Torello e di Olia e il basso cupo di Andrea Torello sono molto abili a tessere la giusta fodera per le amare parole dello stesso Olia. E sul finire sale la rabbia nella voce e nei suoni, con Fazio e A. Torello che trascinano Olia e gli altri verso la coda estraniante e psichedelica.

Un lungo e seducente viaggio da “ascoltare con gli occhi”.

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