Barnum’s Freak – Revolution Loading

BARNUM’S FREAK

Revolution Loading (2014)

Autoproduzione

“Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te”.

Il primo contatto col mondo dei Barnum’s Freak, quello che precede l’ascolto, è con le parole di Friedrich Nietzsche, tratte dall’opera “Al di là del bene e del male”: un primo assaggio del pensiero di Sergio Vassetti (tastiere), Massimiliano Romano (chitarre) e Salvatore Oroso (batteria).

Il secondo “boccone”, quello più sostanzioso, si assapora ascoltando l’album d’esordio del trio. È un progressive rock moderno con venature di post rock quello offerto in Revolution Loading (titolo proposto graficamente con e senza “–” tra “R” ed “evolution”), concept album che esplora il concetto di R(i)evoluzione, una rappresentazione in musica di un percorso di crescita spirituale dell’individuo. Un viaggio verso l’esistenza consapevole che parte dall’apparente e inconsapevole normalità, fatta di conformità e di omologazione (Appearance), si incrina con l’insorgere del dubbio (Doubt), si materializza nella caduta (Crisis) conseguente alla perdita delle vecchie certezze ed al confronto drammatico con un “altro da sé”. Nel risveglio (Awakening) un nuovo modo di osservare e di percepire il mondo, sino all’approdo finale alla “nuova via” (NeWay).

Barnum’s Freak, nome ispirato al celebre circo dei “mostri” di Phineas Taylor Barnum, per quest’opera prima si avvalgono della collaborazione di Manuela Papa (voce in Appearance) e Alessandro Bagagli (basso nei tre brani centrali).

Revolution Loading si apre con l’evocativa Appearance, unico brano cantato dell’album. L’iniziale morbido e fluido intreccio creato tra piano e chitarra, con la batteria “docile” nelle retrovie, è funzionale all’esaltazione del magnetico canto di Manuela Papa. Poi, dopo una “calma esplosione”, il clima si fa onirico/psichedelico grazie alle fluttuanti tastiere di Vassetti, ai cori di Manuela e alla batteria irregolare di Orosio, degna descrizione dell’apparente e inconsapevole normalità. Sul finire le distorsioni di Romano fanno intuire che qualcosa di lì a poco verrà a modificarsi: l’atmosfera si fa più pesante e pressante, e l’inserimento krauto di Vassetti conferma tale sensazione.

Doubt. Come il precedente episodio, anche il secondo brano di Revolution Loading si apre con un delicato ordito creato dalle mani di Vassetti e Oroso ma, a differenza del precedente, qui le ritmiche sono più presenti (con Doubt inizia il “triplice aiuto” di Alessandro Bagagli al basso). Il tessuto s’ispessisce quando i quattro donano tonalità più scure ai propri strumenti, ricamando fraseggi più rapidi e richiamando a tratti soluzioni di band nostrane quali La Coscienza di Zeno o Not a Good Sign. È intanto il dubbio si manifesta…

L’angoscia e lo smarrimento del protagonista sono ottimamente descritte in Crisis. I continui cambi umorali delle tastiere di Vassetti sono il fil rouge dell’intero brano e permettono di entrare nella mente del nostro “eroe” ormai in preda al caos: qui incontriamo la sofferenza iniziale della chitarra che, col passare del tempo, diventa furiosa giungendo allo scontro con l’“altro da sé”, trascinandosi dietro Oroso e Bagagli. E, sul finire (citando il Battiato di “È stato molto bello”), i primi barbagli trafiggono le palpebre lasciando aperta la possibilità di una via d’uscita.

Awakening. È un risveglio complesso quello del nostro personaggio, caratterizzato da un ricco saliscendi emotivo: dai primi secondi di disorientamento, alle seguenti carezzevoli chitarre di Romano, coadiuvate dalle tenui ritmiche e dai soffici tasti di Vassetti, sino alle atmosfere tinte di scuro in cui l’individuo è “schiaffeggiato” dalle sferzate ruvide di Romano e Vassetti e dai nervosi Oroso e Bagagli (per qualche momento si notano “lampi” da Pineda). E ancora, nuova luce poco dopo con i tappeti d’archi della tastiera (e tutto si fa più romantico) e il viscerale intervento di chitarra, chiusi da un gran finale. Adesso si, è pronto per osservare e percepire il mondo in un modo tutto nuovo.

Sintesi di quanto ascoltato sinora è NeWay. A tratti “spirituale” e avvolgente, a tratti aggressiva e pungente, il brano di chiusura mostra nuovamente le caratteristiche e le capacità creative del trio napoletano. Lungo la “sinusoide” sonora Vassetti, Romano e Oroso tratteggiano con soluzioni mutevoli e brillanti l’approdo alla “nuova via”.

Esordio interessante che conferma ulteriormente (qualora ce ne fosse ancora bisogno) la Campania tra i principali “poli progressivi” italiani.

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