Grog – Men of low moral fiber

GROG

Men of low moral fiber (2017)

Musichette Records

Secondo EP per il duo calabrese dei Grog. Dopo l’esordio “Your satisfaction is our best reward” pubblicato lo scorso anno, Luigi Malara (basso, tastiere) e Filippo Buglisi (batteria, tastiere) concedono il bis con Men of low moral fiber.

Lasciando come punto fermo il noise rock, che è alla base della nascita del progetto, il duo amplia i propri orizzonti esecutivi ritagliando dello spazio anche per strumenti quali glockenspiel, clavietta e tastiere midi realizzando un lavoro strumentale che si muove tra “luci” e “ombre”, tra sintetici suoni eterei e macigni ritmici, tra noise, elettronica e sperimentazione. Malara e Buglisi sono abili nel dispensare equamente carezze e pugni, nel contrapporre fotogrammi nevrotici e immagini di relativa quiete.

É l’elettronica l’elemento dominante della breve The great Jeeg in the sky, brano che apre l’EP. Decisa e abbagliante, si fa ipnotica col trascorrere dei secondi.

La violenta Got Ham, con i suoi suoni possenti di batteria e basso arriva dritta al punto. La parte iniziale sembra quasi muoversi tra le note “sbilenche” dei Wolfango, poi prende piede un saliscendi emotivo che alla sezione bellicosa contrappone una leggermente più pacata.

Give more water, please everybody. Prosegue in parte il cammino poderoso avviato dai Grog col brano precedente. Gli stessi protagonisti spingono forte e la ruvidezza emerge pienamente, quasi una versione minimal degli Zu, finché le due ritmiche non decidono di smorzare i toni lasciando un po’ di spazio alla centellinata tastiera che va a dilatare decisamente il clima. È forse l’“episodio manifesto” di Men of low moral fiber.

Dopo gli sfoghi precedenti, L.A. Crime parte piuttosto compassata, con il lento loop di Malara e i tocchi blandi di Buglisi. Come nel brano d’apertura, anche se con “interpreti” diversi, l’intento ipnotico esce fuori. A metà percorso la coppia intensifica i propri giri ma la sostanza non muta sino all’ingresso dell’elemento elettronico “disturbante” che sul finire dona flebili elementi di luce.

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