Posto Blocco 19 – Motivi di sempre

POSTO BLOCCO 19

Motivi di sempre (2014)

Lizard Records

Attendere oltre quarant’anni per concretizzare i propri sogni, le proprie passioni, è sintomo di perseveranza e forza d’animo incredibili, caratteristiche di uomini che non hanno mai smesso di credere nelle proprie capacità. Una fiamma mai sopita negli animi di Raimondo Fantuzzi (chitarra e voce solista) e Vittorio Savi (batteria), i due membri storici che, con i “nuovi acquisti” Francesca Campagna (voce solista), Massimo Casaro (basso), Graziano De Palma (tastiere) e Stefano Savi (percussioni), ancora oggi, nonostante una pausa intermedia che ha interrotto per alcuni anni il percorso, portano avanti il marchio Posto Blocco 19.

Ed è ancora una volta l’intervento della Lizard Records a riparare un ”torto” causato dalla storia progressiva italiana: come avvenuto con l’omonimo album degli Aurora Lunare, ecco che il “demiurgo” Loris Furlan “genera” anche il primo album dei Posto Blocco 19.

Motivi di sempre descrive quarant’anni di amore per il Prog, quello genuino, autentico, fatto di passaggi intricati, lampi sinfonici e momenti “riflessivi”. Un album da leggere come “diario di viaggio” della band in cui già il titolo ricorda un brano nato sul finire degli anni ’70, poi “smembrato” per dar vita a nuove composizioni, dove il respiro del passato è reso ancor più forte dalla presenza di E la musica va (unica pubblicazione di quegli anni), mentre l’attualità è testimoniata dai brani tratti da varie raccolte pubblicate nel nuovo millennio e dagli inediti. E a suggellare questo legame tra passato e presente troviamo anche la presenza della straordinaria voce di Bernardo Lanzetti, ospite nel brano finale L’ultima acqua.

Il valore di questo lavoro è poi ampliato dalla qualità e dalla fluidità sonora dell’album, nonostante sia stato registrato in presa diretta in soli tre giorni, e dal “corredo visivo” nato dalle mani di Teo De Palma, padre di Graziano.

Motivi di sempre si apre con A un passo dal cielo (suite 1). Dopo una breve intro “rassicurante”, la parte ritmica dà inizio alla sua corsa decisa trascinando con sé tastiera e chitarra, prima che quest’ultima si ritagli il suo spazio bambiano alternandosi alle luminose tastiere di De Palma. E, dopo uno stacco affidato al duo Savi/Savi, gli stessi protagonisti iniziali continuano il loro percorso intrigante e vivace che richiama a tratti quelli di Gleemen/Garybaldi.

Avvio minimal per E la musica va (brano pubblicato già nel 1981 nel singolo “E la musica va…/Lascia che ancora”) con il lievissimo ticchettare di Vittorio Savi che fa da sfondo alle celestiali tastiere di De Palma e ai delicati giochi di basso di Casaro. Dopo alcuni teneri interventi di chitarra e piano, il brano esplode in rapidità verso lidi cari alla PFM. Ecco poi entrare in scena la voce di Fantuzzi (suggestiva, in alcuni momenti, l’affinità con Augusto Daolio) su una base ben articolata e briosa. Gran finale con le mani di De Palma che prendono il volo seguite a ruota dai compagni. Da evidenziare anche il testo “forte” scritto da Fantuzzi sul tema della multi etnia: Sparate uomini, chi muore corre in cielo! / I poveri non hanno paura di morire, / la pelle nera è sangue, la pelle nera è lacrime, / la pelle nera è amore, la pelle nera è morte! / Hai chiuso gli occhi e ormai sei polvere e terra, / prestigio e potere sono di un uomo meschino […] / Tu eri vagabondo, padrone del tuo mondo, / andavi con il vento, il vento del tuo amor; / il volo è terminato colomba dilaniata / il tuo viso è un’onda scura, la tua pelle la paura! […].

La complessità frizzante e seventies che ha chiuso E la musica va la troviamo anche nel primo minuto di All’alba del giorno dopo. Il clima cambia nettamente con l’ingresso delle voci di Francesca Campagna e Raimondo Fantuzzi, sostenute dal “minimo indispensabile”, almeno inizialmente. Poi è un crescendo: la batteria si fa sempre più insistente, così come tastiera, basso e chitarra, sino a richiamare l’introduzione. Sul finire la stessa chitarra di Fantuzzi si prende la scena.

Scandendo il tempo nasce per la raccolta “Decameron: Ten days in 100 Novellas – Part 1” prodotto dalla Musea Records nel 2011. I primi minuti molto ariosi ci guidano senza fretta verso il nuovo duetto Campagna/Fantuzzi. Nella seconda metà il brano si fa più denso e coinvolgente, a tratti british, giungendo all’esplosione di De Palma, mentre sempre più intensa diviene la voce della Campagna, sino a ricordare quella di Tiziana Radis dei Secret Tales.

Episodio strumentale, come già la prima parte, è A un passo dal cielo (suite 2). Dopo un avvio che richiama il brano d’apertura, De Palma, al piano, crea la giusta tensione che Fantuzzi fa propria nel suo intervento seguente, così come la sezione ritmica. Quello che segue, dopo alcuni frammenti che servono per dare la “spinta” al brano, è uno dei momenti più alti dell’album: circa due minuti di “note a cascata” in cui la parte del leone la fa Rick Wakeman/De Palma (con richiami, ancora una volta, alla opener), ma non da meno sono i colleghi.

Altro momento da brividi è l’avvio dapprima estraniante, poi zigzagante e avviluppante della bonus track L’ultima acqua, un vero tuffo nei ’70 tra Genesis e Gentle Giant. Il brano, nato per la raccolta “Dante’s Paradiso: The Divine Comedy – Part III”, prodotta da Musea Records e Colossus nel 2010, e rimasterizzato per l’occasione, vede la presenza dell’inconfondibile voce di Bernardo Lanzetti e di Giancarlo di Bella alle tastiere (che ha poi lasciato il posto a De Palma nella band). I due sono i protagonisti del primo intenso frammento cantato che restituisce un’immagine vicina al duo Di Giacomo/Nocenzi. Davvero ben costruiti, “esuberanti” ed articolati i segmenti che seguono e poi accompagnano le apparizioni ispirate di Lanzetti. In alcuni momenti il flusso sonoro creato da Casaro, Di Bella, Fantuzzi S. Savi e V. Savi è davvero incontenibile. La solennità dell’ultima parte, invece, sembra provenire direttamente da “Passio secundum Matthæum – The complete work” dei Latte e Miele. Ad accrescere, infine, la qualità della composizione troviamo anche il bel testo poetico scritto da Fantuzzi. Un brano che chiude alla grande un album atteso fin troppo tempo.

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