Intervista a Fabio Zuffanti (1)

Diamo il benvenuto a Fabio Zuffanti partendo da una data: 1 aprile 2016, giorno della seconda edizione della Z – Fest. Come nasce l’idea di “bissare” la festa dello scorso anno (dedicata ai tuoi primi vent’anni di carriera) e di renderla una ricorrenza annuale?

Lo scorso anno la festa/concerto è stata veramente un momento da ricordare. Oltre venti musicisti sopra il palco che hanno eseguito con passione la mia musica e tantissime persone sotto il palco contente ed esaltate. Non avrei potuto chiedere di meglio. Mi sono detto quindi “perché non rifarlo”? Siccome però sarebbe ridicolo andare avanti a festeggiare ogni anno in più di mia carriera musicale ho deciso di prendere spunto dall’unione di musicisti diversi e presentare annualmente un mio “concerto speciale”, fatto solo una volta in quel modo particolare, ovvero con numerosi ospiti – quest’anno canori – che volta per volta si alternano a interpretare mie canzoni.

Ti va di presentare questa nuova edizione, raccontare il “processo organizzativo” dell’evento e anticipare i nomi degli ospiti?

F.Z.: Archiviata la formula dello scorso anno che vedeva sul palco con me e la ZBand solo miei collaboratori di lunga data, questa volta la cosa si apre a personaggi con cui in larga parte non ho mai collaborato. Artisti provenienti da diverse situazioni musicali, prog e non, a rispecchiare la mia voglia di misurarmi con situazioni diverse e non chiudermi in un universo fatato fatto di unicorni e mellotron 😀 Scherzi a parte, è una cosa a cui tengo molto e che spero spinga le persone ad aprirsi ad altri ascolti, ad altre contaminazioni, per sposare finalmente un’idea di prog aperta a 360 gradi. Per me sarà sicuramente curioso vedere come artisti provenienti da situazioni molto diverse interpretano le mie canzoni e spero che per loro sia altrettanto stimolante. Palco aperto quindi ad artisti come la cantautrice indie Beatrice Antolini, lo sperimentatore vocale Boris Savoldelli, i cantautori Andrea Tich e Fabio Cinti, Alvaro Fella degli storici Jumbo, Piergiorgio Pardo degli Egokid, Roberto Dell’Era degli Afterhours e The Winston, Lino Gitto dei The Winstons e Alessandro Corvaglia de la Maschera Di Cera. Non volendo però rendere il tutto troppo “zuffanticentrico” ho pensato che la serata avrebbe dovuto ospitare anche almeno un paio di band che stanno muovendo i primi passi o non sono ancora del tutto conosciute nel “giro”, in modo da dare loro visibilità. Per questa edizione ho scelto il Paradiso Degli Orchi, di cui è in uscita il secondo album da me prodotto, e lo Zoo Di Berlino, autori di un mix assolutamente unico tra post rock e cose alla Area/Zappa. Un gruppo tra i più interessanti tra quelli da me ascoltati recentemente. I nuovi dischi di queste due band si potranno acquistare in anteprima durante la Z – Fest. Per tappare i buchi dei vari cambi palco ho poi avuto l’idea di inserire delle presentazioni di libri; quello realizzato dal sottoscritto con Riccardo Storti e quello fotografico di Silvia Lelli e Roberto Masotti su Demetrio Stratos e gli Area. Last but not least la presentazione del nuovo numero di “Prog”, rivista che è anche entrata a far parte dell’organizzazione del tutto a livello di sponsor. Una cosa che mi ha riempito di gioia e che spero possa essere l’opportunità per far cresce ancora di più un qualcosa che vorrei avesse il giusto seguito negli anni.

Durante la Z – Fest sarà possibile acquistare in anteprima il nuovo lavoro degli Höstsonaten “Symphony #1: Cupid & Psyche”. Ti va di raccontare la genesi dell’album? Quali artisti hanno collaborato? Cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo capitolo di Höstsonaten?

F.Z.: E’ sicuramente un disco che apre una nuova fase per la musica di Höstsonaten, una fase ancora più sinfonica e orchestrale rispetto al passato. I lavori di Höstsonaten sono stati da sempre caratterizzati da musica descrittiva, spesso strumentale, prog-sinfonica e maestosa. Il passo successivo naturale era quindi quello di concepire un qualcosa di veramente classicheggiante, non dimenticandosi però degli stimoli rock e della potenza che strumenti come batteria, basso e chitarra infondono. Buttata giù l’idea e le musiche di base ho coinvolto Luca Scherani, a questo punto membro effettivo del progetto assieme a me (Höstsonaten è sempre stato un ensemble di musicisti che volta per volta variavano a seconda delle mie esigenze), che ha arrangiato il tutto per far si che potesse essere inserita un’orchestra composta da archi, legni e ottoni. Il risultato è stato entusiasmante! Avevo già lavorato, sempre grazie a Luca, con ottimi strumentisti classici, ma sentire le mie musiche eseguite con la potenza di un’orchestra unita ai suoni rock è stato un vero colpo al cuore. Emozionantissimo! I musicisti che abbiamo scelto, a parte l’orchestra, sono Paolo “Paolo” Tixi alla batteria, Laura Marsano alle chitarre e Daniele Sollo al basso. Per un disco del genere ho deciso di “mettermi da parte” come strumentista (a parte le sezioni di bass pedal) e pensare a dirigere il tutto al meglio. Luca chiaramente è impegnato con la sua cattedrale di tastiere. 🙂 Il tema di cui tratta il disco, il mito di Cupido e Psiche, è stato inoltre il pretesto per concepire queste musiche come colonna sonora per un balletto che ci piacerebbe mettere in scena il prossimo autunno grazie alle coreografie di Paola Grazzi. “Cupid & Psyche” si potrà acquistare in anteprima, in un box a edizione limitatissima concepito solo per questa particolare occasione, alla Z – Fest!

“Cupid & Psyche” esce a quattro anni di distanza da “The rime of the ancient mariner – Chapter one”. Quali sono le differenze sostanziali tra i due album? In molti si attendevano il Chapter two de “La ballata del vecchio marinaio”. È per caso in cantiere?

F.Z.: Non dimentico che devo anche portare a termine il lavoro su “The rime of the ancient mariner” che sicuramente rappresenterà il prossimo tassello dell’avventura targata Höstsonaten. Prima di ciò però dovevo realizzare “Cupid & Psyche”, erano troppi anni che avevo in mente un disco per gruppo e orchestra e quando sono arrivate le idee e la possibilità concreta di realizzarlo non ho voluto attendere oltre. La differenze sostanziali tra “The rime…” e “Cupid & Psyche” sono sopratutto il fatto che il disco basato sul poema di Coleridge è in larga parte cantato e realizzato con un gruppo “canonico” di basso-chitarra-batteria-tastiere, mentre questo è interamente strumentale e coinvolge anche un’orchestra. La musica strumentale non è però una stranezza all’interno dei dischi di Höstsonaten, vedi i quattro album sulle stagioni. Anzi, direi che i due dischi (quello già fatto e quello che uscirà) di “The rime…” sono qualcosa di un po’ avulso rispetto all’obiettivo che ho sempre pensato dovesse avere Höstsonaten, ovvero la realizzazione di album strumentali e sinfonici. Come ho detto comunque ho tutte le intenzioni di portare a termine il progetto “The rime…”, ancora solo un poco di pazienza.

Tornando alla Z – Fest, ci saranno altre sorprese che puoi rivelare?

F.Z.: Ci sono alcuni ospiti aggiuntivi, che potrebbero raggiungere sul palco me piuttosto che gli altri gruppi o sbucare fuori alle presentazioni dei libri. Questi ospiti però non hanno ancora confermato. Le sorprese quindi si sveleranno tutte la sera stessa del festival. Approfitto per segnalare che la serata sarà presentata da due cari amici appassionatissimi ed espertissimi di prog, il giornalista de “La Stampa” Marco Zatterin e il dj di Radio Capital Luca De Gennaro.

Il 2016 di Fabio Zuffanti è iniziato con la pubblicazione del libro “PROG ROCK! 101 Dischi dal 1967 al 1980”, scritto a quattro mani con Riccardo Storti. Come nasce la vostra collaborazione e secondo quale “processo” sono stati selezionati i dischi analizzati?

F.Z.: La nascita di questo libro ne deriva dal fatto che molto spesso tanti mi chiedono quali sono i miei dischi prog preferiti. Ciò ha fatto scattare in ma la voglia di scegliere i miei 101 preferiti del periodo 1967-1980 e scriverne. Così due anni fa ho cominciato a buttare giù una serie di schede. Arrivato a circa metà lavoro ho sottoposto la cosa a vari editori, tra i quali Arcana. Questi hanno gradito il progetto ma hanno trovato le schede un po’ troppo incentrate sulle emozioni che quei dischi mi fanno scaturire, sul come li ho scoperti, sul perché li amo, sul cosa rappresentano per me… ma poco sull’analisi musicale delle canzoni, sui contesti storici, letterari e di costume che hanno portato al concepimento di questi lavori. A quel punto ho pensato quindi di tirare dentro alla cosa Riccardo con il quale avevamo già condiviso trasmissioni radio e televisive e con il quale c’è sempre stato un ottimo metodo di collaborazione basato sul fatto che io mi occupo più del lato “emozionale” e lui di quello “tecnico”. Gli ho quindi mandato il materiale e lui ha cominciato a smontarlo e ricostruirlo inserendovi i suoi contributi che comprendevano dettagliate analisi di ritmi, melodie, armonie, storie e curiosità legate al tale disco e molto altro. A questo punto il lavoro poteva dirsi completo e, a una successiva presentazione del tutto all’editore, questi non ha più avuto dubbi!

Ti va di spendere due parole anche sul progetto La curva di Lesmo, di cui sei titolare con Stefano Agnini, e sull’omonimo album di debutto pubblicato pochi mesi fa?

F.Z.: L’album della Curva è stato uno dei progetti più stimolanti sul quale ho mai lavorato. Conoscevo da tempo Stefano e ammiravo la sua abilità di compositore e, sopratutto, paroliere. Aspettavo quindi occasione giusta per trovare il modo di collaborare con lui. Occasione fornitami dall’ascolto di un pezzo che egli avrebbe voluto inserire in un suo eventuale disco solista. Il pezzo era “La posa dei morti”, poi finito nell’album, che mi affascinò al punto di chiedergli di realizzare il disco assieme. E così è stato. Ho unito le sue idee alle mie ed è nato un lavoro di cui sono veramente fiero. La grande disponibilità della famiglia Crepax, in particolare della figlia Valentina, rispetto all’uso delle tavole del grande fumettista per la copertina, è stata poi la ciliegina sulla torta. Io e Stefano siamo ascoltatori curiosi e onnivori e credo che questa collaborazione porterà molti interessanti e inaspettati frutti in futuro.

La tua mente creativa non è mai doma e la tua lunga e ricca carriera lo dimostra pienamente. A questo punto la domanda d’obbligo è: cosa dobbiamo aspettarci da Fabio Zuffanti per il prossimo futuro?

F.Z.: Sto lavorando da circa un anno al successore de “La quarta vittima”. Senza levare nulla al resto delle cose che faccio la carriera a mio nome resta per me la cosa più importante e, siccome credo di avere realizzato qualcosa di molto forte con il mio ultimo disco, voglio che il successivo non sfiguri ma sia anzi un passo in più. In questo periodo sto arrangiando i pezzi assieme al tastierista della ZBand Giovanni Pastorino e quello che sta uscendo fuori mi esalta, quindi vuole dire che siamo sulla strada giusta. Conto di registrare il disco in autunno per una sua uscita agli inizi del 2017. Per il resto sto portando avanti un progetto segreto di cui saprete presto e del quale io non sono il leader ma solo uno dei componenti. Continuo, inoltre, la mia attività di produttore e sono moltissimo soddisfatto del disco del Paradiso Degli Orchi di prossima uscita. Poi ho in ballo cosette varie che mi passano in testa e di cui saprete a tempo debito 😉

Ti ringraziamo per la bella chiacchierata e ti congediamo con un sincero “in bocca al lupo” per tutto!

F.Z.: Grazie per lo spazio concesso!

(Febbraio 2016)

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