Let Them Say – Il nuovo album del Notturno Concertante

Luminol Records pubblica il settimo lavoro della storica band: il primo totalmente strumentale per Lazzaruolo e Villanova, artefici di un elegante e dinamico crossover tra rock, jazz, folk ed elettronica, con musicisti internazionali

Let Them Say: il nuovo album del Notturno Concertante!

 

“L’aspetto che più risalta di questo nuovo disco è che è completamente strumentale, si basa su un mix di strumenti acustici (più che altro chitarre, ma anche batteria) ed elettronica. È un album che ha visto una sorta di lavoro a distanza con musicisti di varie nazionalità, l’aspetto ritmico è sempre molto presente. Insomma è piuttosto distante dal precedente Canzoni allo specchio”.

Il primo disco completamente strumentale in quasi quarant’anni di storia arriva con un titolo significativo: Let Them Say, “lasciali parlare”, il settimo album del Notturno Concertante, pubblicato da Luminol Records. È un disco importante per la storica formazione campana, attiva dall’alba degli anni ’80 come duo e poi evolutasi in anomala e singolare prog band, sempre attenta agli elementi acustici, alle tessiture eleganti e sofisticate, alle connessioni tra vari generi.

A otto anni di distanza da Canzoni allo specchio, Lucio Lazzaruolo e Raffaele Villanova tornano con un disco di svolta, che racchiude elementi del passato e anticipa nuovi orizzonti musicali. Archiviato definitivamente il prog dei primi tempi, Let Them Say esplora le possibilità di un crossover di varie influenze, dalla world music all’elettronica, tra influssi jazz e rock con equilibrio e godibilità. Inoltre in Let Them Say il Notturno torna all’antica formazione in duo aperta a varie collaborazioni, in una sorta di “working band” che annovera anche musicisti internazionali come la violinista Nadia Khomutova, l’americana Molly Joyce, la violoncellista Kaitlyn Raitz. Hanno partecipato anche il nuovo batterista Francesco Margherita insieme al precedente Simone Pizza, Luciano Aliperta e Giuseppe D’Alessio al basso e, presenza di assoluto prestigio, il gruppo vocale Gesualdo Consort diretto da Marco Berrini in Dei miei sospiri, che utilizza parti di un madrigale di Carlo Gesualdo (registrate dal vivo dallo stesso Notturno).

Negli otto anni di distanza tra un album e l’altro il Notturno non è stato immobile, ha sviluppato importanti collaborazioni in studio per colonne sonore e in spettacoli e progetti dal vivo: pensiamo a nomi come Giorgio Diritti, Ray Wilson, Giovanna Iorio, Lina Sastri, Pamela Villoresi, Daniela Poggi, Barbara Alberti. Anche questi confronti, oltre all’innata curiosità del gruppo, all’eclettismo e all’apertura a nuove influenze, hanno fatto maturare un distacco dal progressive delle origini, affrontato oggi in una nuova chiave, come dichiarano Lucio e Raffaele: “Se per progressive si intende un continuo sguardo all’indietro rivolto a un periodo ormai finito da tempo, con i riferimenti obbligati e quello che molti si aspettano (mellotron, chitarre sognanti, flauti sussurranti…) ormai non siamo più progressive, e da un bel pezzo. Se invece intendiamo il prog in un’accezione più ampia, come tentativo di tenere presente l’evoluzione della musica, di essere maggiormente personali, di incrociare vari generi musicali, rendendoli in modo equilibrato, allora siamo più prog che mai”.

Let Them Say è una sorta di album di ripartenza, che accompagnerà una nuova transizione per il Notturno Concertante, già al lavoro su un altro album probabilmente di nuovo strumentale, acustico, con il coinvolgimento ancora più marcato del nuovo batterista Francesco Margherita. Dopo un trentennio di attività discografica, il Notturno dialoga ancora una volta con i propri ascoltatori: “Crediamo e speriamo che il nostro pubblico sia aperto mentalmente, curioso di conoscere una proposta musicale che ha al suo interno tante influenze diverse, non ultima quel progressive che ancora ci piace” (comunicato stampa).

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NOTTURNO CONCERTANTE: BIOGRAFIA

Il Notturno Concertante è una delle formazioni storiche del nuovo progressive-rock europeo. Fondato all’alba degli anni ’80 come duo acustico dai chitarristi Lucio Lazzaruolo e Raffaele Villanova, si sviluppa fino a diventare, nella seconda metà degli anni ’80, una band completa.

Dopo numerosi e ricercatissimi demotape e la partecipazione a Double Exposure, compilation internazionale curata da Steven Wilson (con la partecipazione, tra gli altri, del primo chitarrista dei Genesis Anthony Phillips), nel 1989 il Notturno debutta con The Hiding Place. Edito dalla francese Musea Records, è il primo passo di una lunga carriera che vede il Notturno pian piano affrancarsi dai moduli new progressive, con un’attenzione sempre crescente all’elemento acustico e melodico, alla ricerca di sfumature e contaminazioni inedite.

Nel 1993 pubblica Erewhon al quale seguono News From Nowhere e The Glass Tear, poi il lungo silenzio intervallato da apparizioni dal vivo. Nel 2002 è la volta di Riscrivere il passato, che apre la strada alle nuove sperimentazioni, nel 2012 Canzoni allo specchio. Tante le collaborazioni tra letteratura, cinema, sonorizzazioni e colonne sonore, con nomi quali Stefano Benni, Giorgio Diritti, Ray Wilson, Tony Pagliuca, Giovanna Iorio, Lina Sastri, Pamela Villoresi, Daniela Poggi e Barbara Alberti.

Nella primavera del 2020 il Notturno Concertante torna con il settimo album Let Them Say: il primo totalmente strumentale, il primo con Luminol Records.

 

UNA CONVERSAZIONE CON IL NOTTURNO CONCERTANTE

Let Them Say è il settimo disco del Notturno Concertante. Un album di sintesi ma anche di svolta, a otto anni di distanza da Canzoni allo specchio. Quali sono le differenze rispetto al disco del 2012?

L’aspetto che più risalta è che si tratta di un disco completamente strumentale, si basa su un mix di strumenti acustici (più che altro chitarre, ma anche batteria) ed elettronica. È un album che ha visto una sorta di lavoro a distanza con musicisti di varie nazionalità. Inoltre l’aspetto ritmico è sempre molto presente. Insomma è piuttosto distante dal precedente, ma anche in precedenza c’era stata molta attenzione per la musica strumentale.

È anche vero che siete stati da sempre una band attenta al testo e al messaggio sociale e civile legato all’impegno…

In realtà ci è sempre piaciuta di più la musica strumentale e molti brani che nel passato sono stati cantati, erano stati pensati in senso strumentale. È stata quindi una naturale evoluzione, qualcosa che prima o poi sarebbe successa. Non escludiamo che in futuro si possa di nuovo pensare a pezzi cantati. Forse non nel futuro prossimo, dal momento che si sta già pensando a un altro disco strumentale, ma sicuramente diverso da Let Them Say. Sarà probabilmente un album più acustico, ma forse è ancora presto per dirlo.

Un’altra novità è il passaggio alla Luminol, una giovane realtà discografica indipendente: com’è nata questa nuova partnership?

Quando stavamo per finire il cd ci siamo guardati attorno. Abbiamo interpellato alcune etichette, anche legate al giro del progressive. Ma ci siamo chiesti se questo tipo di proposta potesse veramente interessarli. Poi abbiamo optato per Luminol che ci sembra più in linea con quelli che sono i nostri attuali intendimenti musicali.

Nel 2002, quasi vent’anni fa, il vostro album Riscrivere il passato segnò una svolta rispetto al progressive-rock – per quanto anomalo – dei vostri dischi storici anni ’80 e ’90. Let Them Say prosegue in quella scia ma con delle peculiarità notevoli: il Notturno è ancora un gruppo prog?

Beh, dipende da cosa si intende per progressive. Se si intende un continuo sguardo all’indietro rivolto a un periodo ormai finito da tempo, con i riferimenti obbligati e quello che molti si aspettano (mellotron, chitarre sognanti, flauti sussurranti…) ormai non siamo più progressive, e da un bel pezzo. Se invece intendiamo il prog in un’accezione più ampia, come tentativo di tenere presente l’evoluzione della musica, di essere maggiormente personali, di incrociare vari generi musicali, rendendoli in modo equilibrato, allora siamo più prog che mai.

Il vostro lavoro per il mondo del cinema, con numerose e pregevoli colonne sonore, quanto e come influenza la composizione degli album?

In realtà sono aspetti abbastanza distinti, anche perché quando scrivi musica per colonne sonore sono le immagini spesso a suggerirti delle soluzioni. Qualche volta è successo che parti di qualche colonna sonora o commento musicale che dir si voglia, siano state utilizzate poi in alcuni pezzi del Notturno. Una cosa del genere è capitata, per esempio, con Fellow Travellers. Originariamente era un commento sonoro a un racconto della scrittrice e poetessa Giovanna Iorio, irpina di nascita ma che ora lavora a Londra.

Notturno Concertante ha cambiato pelle di album in album, ma anche organico. La base della band resta Lucio Lazzaruolo e Raffaele Villanova: qual è il segreto di un duo per coltivare tale longevità artistica?

Al di là delle normali divergenze di vedute che inevitabilmente ci sono, il segreto è una sostanziale convergenza di fondo per le scelte musicali da adottare, un idem sentire… Questa convergenza è stata il collante che ci ha tenuto insieme da sempre. Certe scelte fatte anche nell’ultimo disco sono sembrate naturali a entrambi. Una sorta di evoluzione naturale del gusto di entrambi.

Avete cambiato tanti batteristi nel corso degli anni, per questo disco Francesco Margherita è stato la figura giusta.

Sì, ma in diversi pezzi suona ancora Simone Pizza, forse poco appariscente ma molto efficace e funzionale rispetto a quello che vogliamo. Francesco è una preziosa new entry. È di Portici, ma vive a Grottaminarda. Ha suonato anche con gruppi importanti del napoletano. Francesco ci ha consentito, tra l’altro, di sviluppare le idee per il prossimo cd. Ha un drumming molto vario che si adatta piuttosto bene a quello che ci serve.

Avevamo in programma anche il battesimo live con la nuova formazione, ma poi la pandemia ha fermato tutto. Con lui abbiamo messo letteralmente le basi per un nuovo lavoro. Al centro di tutto ci saranno due chitarre classiche e la sua batteria…

La recente collaborazione live con Ray Wilson, la partecipazione di ospiti stranieri: un Notturno internazionale?

Collaboriamo con i musicisti, sempre che loro vogliano, che ci sembrano più adatti. Ray Wilson è un cantante davvero molto bravo. E scusate l’ovvietà, non si viene scelti per caso per sostituire Phil Collins nei Genesis. Abbiamo ascoltato con attenzione diversi suoi brani della produzione solistica, non avrebbero sfigurato in un altro disco con i Genesis.

Gli altri musicisti sono stati contattati in rete. Anche per il prossimo album faremo una scelta del genere. I solisti potrebbero essere scelti su Internet, c’è un universo da esplorare e spesso si trovano dei veri giacimenti d’oro… Vorremmo sottolineare il contributo di Nadia Khomutova, una musicista russa trapiantata in Italia che ci accompagna stabilmente anche dal vivo.

Dopo 36 anni di storia, avete tracciato un identikit del vostro ascoltatore?

Sinceramente non ci siamo mai posti l’interrogativo. Ma crediamo e speriamo in una persona aperta mentalmente, curiosa di conoscere una proposta musicale che ha al suo interno tante influenze diverse, non ultima quel progressive rock che ancora ci piace.

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