Accordo dei Contrari – Violato Intatto

ACCORDO DEI CONTRARI

Violato Intatto (2017)

Autoproduzione

Accordo dei Contrari cala il poker: dopo Kinesis (2007), Kublai (2011) e AdC (2014), il progetto bolognese torna nel 2017 con Violato Intatto e con due novità. La prima riguarda la formazione che vede, accanto ai “punti fermi” Giovanni Parmeggiani (tastiere), Cristian Franchi (batteria) e Marco Marzo Maracas (chitarra elettrica ed acustica), il nuovo innesto Stefano Radaelli (sax alto e baritono, bowed zither). La seconda, invece, la proposta musicale “quantitativa”: dopo tre album contraddistinti dalla presenza di sei brani, Violato Intatto si presenta come un doppio album, per un totale di undici tracce, proposto su un singolo supporto fisico.

Registrato dal vivo in studio e masterizzato da Udi Koomran, in Violato Intatto troviamo tutta l’anima eclettica e “ossimorica” di Accordo dei Contrari riversata in undici micro(macro)mondi irrequieti e onirici, frizzanti e ponderati, in cui i quattro riescono quasi con semplicità disarmante a “piegare” la volontà degli strumenti a proprio favore in quel “gioco degli opposti” che è elemento insito nel DNA della band.

Sarebbe quasi riduttivo citare confronti ed “echi”, e comunque ne andrebbero riportati decine (dai Van der Graaf Generator ai King Crimson, dai Gentle Giant alla Mahavishnu Orchestra, passando per gli East of Eden dei primi anni, i Birds and Buildings di “Bantam To Behemoth”, i Kornet e qualche capatina nel mondo dei corrieri cosmici), ma la musica di Accordo dei Contrari suona essenzialmente come la musica di Accordo dei Contrari. Stop.

Ad aggiungere colori alla tavolozza di Accordo dei Contrari contribuiscono anche gli ospiti Alessandro Bonetti dei Deus ex Machina (violino in Shamash), Gabriele Di Giulio (sax tenore in Folia Saxifraga e Eros vs Anteros) e Patrizia Urbani (voce in E verde è l’ignoto su cui corri).

La sezione Violato si apre con il devastante avvio di Folia Saxifraga: le mille mani di Parmeggiani creano una ragnatela fittissima e inestricabile di note mentre chitarre e sax (in questo brano troviamo anche l’ospite Gabriele Giulio al sax tenore) elargiscono intense cascate di suoni e l’andatura irregolare di Franchi fa il resto. Questa prima “fatica” è interrotta poi da un frammento alienante improvviso, prima di riprendere il flusso con ancor più veemenza guidato da un sax travolgente.

Tra i molteplici compiti di Parmeggiani c’è anche quello di suonare il basso… si, ma con la tastiera, ed è così che siamo introdotti in Monodia. È un lieve ma costante crescendo lordiano quello che nasce dal suo strumento, sino alla “chiamata alle armi” dei compagni. Ottimo il fraseggio Marzo/Franchi prima del loop ipnotico della tastiera su cui s’incastra perfettamente l’assolo alla McLaughlin di Maracas che cede poi il passo al descrittivo e meno esuberante (rispetto al collega) sax di Radaelli. Sul finire tutto si fa più granitico.

Blue-S. Le prime note di chitarra acustica fanno davvero pensare ad un blues, ma poi rifletti sul fatto di essere all’ascolto di un album di Accordo dei Contrari e comprendi che non potrà essere tutto così troppo “semplice”. E infatti non lo è. Ben presto le note si fanno pesanti, si moltiplicano, si sovrappongono tra loro grazie al pressante Franchi e all’ottimo lavoro di Radaelli (senza dimenticare Marzo e Parmeggiani). Tutto poi si trasforma in un vortice, prima di acquietarsi relativamente in quello che è una sorta di blues destrutturato e rivisitato.

L’avvio estraniante di Shamash si inserisce alla perfezione nelle atmosfere care alla kosmische musik. Due minuti di “smarrimento” per essere poi colpiti violentemente e diffusamente dai colpi netti e irregolari di Franchi e dalle sferzate taglienti di Marzo Maracas e Parmiggiani. Tocca in seguito al violino dell’ospite Alessandro Bonetti offrire il suo corposo contributo alla Jerry Goodman in un turbine di suoni e colori.

Con Idios Cosmos Accordo dei Contrari attinge a piene mani dal suo lato più folle e “irrazionale”. I primi minuti, soprattutto, appaiono privi di una forma ben definita, con colpi “sghembi” di batteria, lampi di sax e chitarre “anarchiche”. È poi l’Elton Dean della band a indirizzare il quartetto (per poi immergersi) verso un sentiero scuro e tortuoso prima di smarrirsi (tutti) nell’infinito e tornare, infine, con i piedi per terra.

E verde è l’ignoto su cui corri è la ballad di Violato Intatto, ovviamente targata Accordo dei Contrari. È sui ricami di Marzo Maracas, gli interventi eccezionalmente “semplici” di Parmeggiani e i tocchi tenui e mai banali di Franchi che si adagia per poi emergere alla grande la voce di Patrizia Urbani (una rarità nelle creazioni della band), i suoi “colori” ricordano Cinzia Catalucci degli Old Rock City Orchestra. Davvero intenso il duetto chitarra acustica/voce(i) che s’incontra poco oltre metà percorso.

A dare il via alla seconda parte dell’album, Intatto, troviamo Marienkirche. Nei primi secondi si resta storditi dalle impetuose campane registrate presso la Marienkirche di Mollis (Svizzera), poi è un lungo viaggio cosmico, un po’ Tangerine Dream e un po’ lynchiano (vedi le “dilatazioni” video/sonore di Twin Peaks).

Di eccezione in variante. Il loop alienante di Maracas posto alle due estremità dell’episodio racchiude tra le sue “valve” una perla di assoluto valore. Le pelli di Franchi creano il terreno per un’esplosione cromatica indescrivibile, una sequenza interminabile di suoni rapidi e nervosi che “schiacciano” l’ascoltatore, una sorta di rilettura “nera” di un brano della Mahavishnu Orchestra (ad esempio “Meeting of the Spirits”, presente in “The Inner Mounting Flame”). Devastante.

Con Usil riemerge con forza l’anima jazz rock di Accordo dei Contrari. È un flusso che non conosce soste, o quasi, guidato magistralmente dai colpi di Franchi, con le tastiere di Parmeggiani che creano arabeschi incredibili e Radaelli che lascia emergere tutto il suo estro al sax, il tutto confezionato alla perfezione come in un “quadro” dei Van der Graaf Generator.

Ennesima prova di forza con Eros vs Anteros. Nei primi tre minuti la band è al servizio di Marzo. I tre creano una base che è tutto fuorché “misera” su cui Maracas può esibire tutta la sua “anima McLaughlin”. Poi il sax fa un cenno ed ordina la sostituzione: in campo scende Parmeggiani e la sua furia emersoniana s’impadronisce della scena. Infine tocca al sax (torna l’ospite Di Giulio) e alla batteria ritagliarsi un po’ di spazio canterburyano e lo fanno in condivisione (in verità c’è anche Parmeggiani che rinforza il volteggio dell’ottone), prima del finale collettivo e dello scampolo acustico posto in chiusura.

Ultimo capitolo dell’album è Il Violato Intatto. Il primo segmento è tutto nelle mani di Parmeggiani, il suo tema circolare ipnotico, impreziosito da altri particolari interventi, si muove sulle corde dell’Arturo Stalteri di “Andrè sulla Luna”. Naturalmente Maracas e Franchi non hanno nessuna intenzione di lasciare il campo al solo compagno ed ecco che inizia la loro folle corsa, cui poi s’unisce ottimamente anche Radaelli. È l’ultimo corposo e particolareggiato scampolo del disco di una band che ormai è una garanzia nel panorama internazionale e un vanto per il nostro paese.

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