Ancient Veil – I am changing

ANCIENT VEIL

I am changing (2017)

Lizard Records

Dopo oltre vent’anni dall’ultimo album targato Ancient Veil, “The Ancient Veil” (1995), torna il progetto di Alessandro Serri (voce, chitarre elettriche, acustiche, classiche e 12 corde, basso, flauto, oboe, piano, synth, organo hammond, moog), Edmondo Romano (sax soprano, clarinetti, low whistle, flauto dolce sopranino, soprano e contralto, french pipe) e Fabio Serri (piano, moog, organo hammond, synth) con I am changing.

Il nuovo capitolo della storia Ancient Veil è piuttosto particolare perché non nasce come album “autonomo” ma come raccolta di composizioni create da Alessandro Serri in questi due decenni che separano le due uscite, eccezion fatta per il brano Chime of the times, lavoro a quattro mani realizzato con Edmondo Romano. In I am changing troviamo tanta poesia: atmosfere romantiche ed eteree, folk e sinfoniche, malinconiche ed eleganti. C’è anche, ed è un elemento che va ad impreziosire il quadro, l’intensa presenza dell’“anima Eris Pluvia” (elemento presente nel DNA di Serri e Romano).

Tutto è curato nei minimi dettagli in I am changing grazie anche al contributo dei numerosi collaboratori: John Bickham (voce, percussioni), Valeria Caucino (voce), Anna Marra (voce), Mauro Montobbio (chitarra classica e acustica), Massimo De Stefano (pianoforte), Marco Gnecco (oboe, corno inglese), Sirio Restani (english concertina), Elisabetta Comotto (flauto), Roberto Piga (violino, viola), Stefano Cabrera (violoncello), Daviano Rotella (rullante e piatti), Martino Murtas (percussioni), Stefano Marazzi (batteria).

Tanti sono anche gli incroci umano-artistici che incontriamo in questo lavoro a partire dall’autrice del suggestivo artwork Francesca Ghizzardi (Alessandro Serri e Romano nel periodo 1985/90 hanno realizzato le musiche delle sue performance teatrali, inoltre la Ghizzardi è autrice di molti dei testi di “Rings of earthly light” degli Eris Pluvia ed è la madre di Romano). Poi c’è ancora l’esperienza “Rings of earthly light” condivisa da Alessandro Serri e Romano con Valeria Caucino e Martino Murtas, quella Narrow Pass con Mauro Montobbio e Anna Marra, inoltre Stefano Cabrera aveva già suonato nell’esordio discografico degli Ancient Veil.

Nella sua rappresentazione di un mattino luminoso d’autunno, dove gli stati d’animo si rincorronoBright autumn dawn, brano che dà il via a I am changing, si apre con un’atmosfera molto serena e a tratti bucolica. Ecco poi fuoriuscire l’agitazione guidata dapprima dalle corpose distorsioni di Alessandro Serri e poi dall’articolato intreccio con ritmiche, tastiere e fiati. È un ricco saliscendi emotivo che sfocia nella nostalgia nella parte orchestrale, frammento a tratti commovente in cui, tra archi e piano, sembrano rivivere le note di Saint-Preux.

If I only knew, brano che arriva come una soffice carezza e che parla dell’amore perduto con il rimpianto del “se solo avessi saputo…”, è strutturato inizialmente sull’etereo arpeggio di Alessandro Serri, il delicato low whistle di Romano e il canto emozionato ed emozionante dello stesso Serri. Piccoli tasselli sonori, tra cui il passo cadenzato della batteria di Marazzi, arricchiscono dolcemente il brano che si muove tra i Jethro Tull più “morbidi”, la poetica “Vorrei incontrarti” di Alan Sorrenti e la struggente “Your song” di Elton John. L’assolo finale di Serri sprigiona tutta la malinconia dell’episodio.

Pura poesia orchestrale You will see me (intro), prima parte di un trittico “spezzettato”. L’andatura leggera ed avviluppante, composta da Alessandro Serri e ben intessuta da Massimo De Stefano (pianoforte), Marco Gnecco (oboe), Edmondo Romano (clarinetto), Elisabetta Comotto (flauto), Roberto Piga (violino, viola) e Stefano Cabrera (violoncello), ha l’anima da colonna sonora cinematografica.

La carica emotiva cresce ancora con I am changing. Dopo alcuni intensi secondi di piano, sono l’arpeggio tulliano e il tenue canto di Alessandro Serri a prendere le redini del brano. Come in If I only knew, anche in questo caso i dettagli sonori che accompagnano il “duo di base” (synth, oboe, ritmiche) rendono il brano più espressivo. A metà percorso, poi, c’è una sorta di “deflagrazione composta” in cui i suoni sintetici e la chitarra elettrica di Serri e le pelli di Marazzi e Rotella imprimono una spinta “decisa ma non troppo” prima di un solo di oboe e la ripresa melodica guidata dal contrasto tra le chitarre.

Un’aurea onirica ammanta l’intera Only when they’re broken. Molto tenero il canto di Serri con gli evocativi “rinforzi” di John Bickham, mentre in sottofondo archi, fiati, chitarre ed english concertina materializzano un mondo incantato con lievi rimandi alla title-track di “Principe di un giorno” dei Celeste.

You will see me, la seconda parte del trittico, si apre con un leggero velo scuro creato dall’elettronica e dal piano di Serri, cui s’aggiungono brevi lampi di flauto. Poi il “cielo” si apre con il piacevole doppio canto del duo Sarri/Marra che narra la storia di due persone che si trovano ai lati opposti di un muro di due paesi confinanti. Si conoscono soltanto attraverso le voci, e questo è bastato per farle innamorare. Cercano in tutti i modi un modo per raggiungersi e anche se alla fine non ci riescono, continuano comunque ad amarsi. I suoni orchestrali, intanto, seguono delicatamente e senza fronzoli i due. Negli ultimi minuti il brano si anima: la batteria si Marazzi pigia sull’acceleratore, mentre Serri dapprima sferza l’aria con la sua chitarra elettrica e poi si lascia andare a volteggi tastieristici. Tutto “rientra” nel finale.

La breve strumentale Fading light gioca inizialmente sugli “umori” della coppia piano-chitarra distorta. Tutto è molto malinconico. Poi il brano s’illumina grazie all’ingresso del moog che dialoga con la chitarra. La batteria di Marazzi è “ospite” di questo doppio scontro.

Riprende il discorso acustico e soffice con The fly. Niente tastiere in questo caso ma solo chitarre e percussioni. Sono proprio i due strumenti a corda suonati da Serri (acustica e 12 corde), e la sua voce su doppio registro, a caratterizzare l’altalenante episodio: più riflessivo nei momenti privi di ritmiche, decisamente più vispo con l’ingresso della coppia Rotella/Bickham.

Chime of the times è il brano che ha avuto la gestazione più lunga in quanto composto all’incirca nel 1985 con il titolo “Walking around” e completato nel 1988 con la parte introduttiva. Questo brano era compreso nel demo-tape degli Eris Pluvia. La parte vocale, che occupa la prima parte, è affidata esclusivamente alla soave voce di Valeria Caucino che un po’ ricorda quella di Simona Bonavita degli Hautville. Il tessuto sonoro che l’accompagna è reso magnetico dal piacevole e ben strutturato intreccio di chitarra e fiati. Poi il lungo “soffio” di Romano, interrotto solo per pochi attimi dal passaggio prog di hammond e basso di Serri, ci fa piombare direttamente tra le stanze di una corte rinascimentale.

You will see me (finale). Si chiude il terzetto con il breve brano affidato unicamente al piano di De Stefano e al moog di Serri. I due, in principio, dialogano con suoni centellinati e scuri, poi Serri muta i “colori” e giunge la luce.

Con A mountain of dust emerge l’anima più folk e tulliana degli Ancient Veil. L’episodio che chiude I am changing veleggia sugli arpeggi di Serri e Montobbio, arricchiti dai sempre notevoli fiati e dal canto un po’ andersoniano di Serri. E il caratteristico e “insolito” tocco della french pipe suonata da Edmondo Romano dona quel qualcosa in più al quadro. In coda al brano, a mo’ di ghost track, troviamo una breve improvvisazione al piano di Massimo De Stefano.

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