Crolli

«Un altro cocktail, tesoro?».
«No, grazie. Credo che farò un tuffo in piscina».
E così dicendo, Letizia Morabito, in Sarni, lasciò la sua sdraio, tolse l’accappatoio beige in morbidissima spugna di cotone che avviluppava il suo tonico corpo da cinquantenne, si avvicinò al bordo della vasca, toccò con una mano la superficie dell’acqua, bagnandosi poi il viso, e si tuffò.
Lui, Luigi Sarni, cinquantadue anni, ingegnere edile e amministratore delegato della società che da circa otto anni gestiva la realizzazione e la manutenzione delle infrastrutture stradali e autostradali in Italia, dalla sua comoda postazione la osservò divertito ripetere quella sorta di rituale pre-immersione.
Luigi Sarni aveva preferito mettere quanti più chilometri possibili tra il suo ufficio a Torino e la sua dimora delle vacanze, una delle tante, quella più lussuosa e ultima acquisita in ordine cronologico, ed ora era rinchiuso, con sua moglie, in quello scrigno di marmo, circondato da ettari di verde e con due specchi d’acqua privati. La scelta, grazie anche al suo stipendio annuale a sette zeri, era caduta sul paradiso tropicale di Rarotonga, l’isola più grande dell’arcipelago delle Isole Cook in Oceania.
E ora, da quasi dieci giorni, la coppia stava ricaricando le pile in vista del nuovo anno.

«Tesoro, ti va di accendere la TV?».
«Sì, dammi solo un attimo per versarmi qualcosa da bere. Niente per te?» rispose l’uomo avvicinandosi al tavolino in mogano che ospitava quattro bicchieri di cristallo e una lunga teorie di bottiglie, distillati di un certo valore per la grande maggioranza.
«No, grazie. E metti su quel canale stravagante che abbiamo incrociato l’altra mattina. Quello col programma in cui cantano quelle canzoni tutte uguali» precisò la moglie.
«Davvero ti piace quella porcheria?».
«No, ma mi fa sorridere e mi rilassa».
Dopo aver trascorso oltre tre ore di totale relax in piscina, la coppia era tornata tra le lussuose mura domestiche in attesa del pranzo. Lei, dopo la richiesta televisiva, aveva preso la via del bagno per una rapida doccia. Lui, dopo aver versato del pregiato Armagnac, aveva preso posto sull’ampio divano in pelle grigio ardesia e, mano sul telecomando, aveva attivato il grande schermo di ultima generazione a 64 pollici posizionato, a circa cinque metri di distanza, su un basso mobile porta TV di design.
Avviò lo zapping in cerca del canale richiesto, non ricordava minimamente la sua collocazione nell’ampio palinsesto internazionale offerto dal suo supertecnologico televisore, e, tra un programma di approfondimento culturale diretto da un uomo dai tratti orientali e un documentario sulle abitudini culinarie del puma, la sua attenzione fu attratta dal titolo in inglese di un notiziario. Era la BBC.
Breaking News: Tragedy in Italy. A bridge collapsed: 30 victims”.
«Che diavolo è successo?».
Alzò il volume e provò ad ascoltare il collegamento audio in diretta dall’Italia.
«Ma non c’è RAI Internazionale, o come diavolo si chiama, su questa TV?» esclamò dopo aver colto pochi dettagli dal programma inglese per via della sua non perfetta padronanza della lingua.
Cliccò sul telecomando il tasto “Lista canali”, scorse decine di frequenze e lo trovò.
«Siamo sempre in collegamento da Sestri Levante dove, questo pomeriggio, è crollato il ponte della strada E80 situato tra la città e Casarza Ligure».
«Sestri Levante?».
«Inaugurato meno di due anni fa, il ponte a quattro corsie che sovrasta il Torrente Petronio è collassato nel giro di pochi istanti alle ore 17.48, uno dei momenti in cui, solitamente, il traffico è più intenso. Molte le auto terminate nel vuoto e, allo stato attuale, le vittime sarebbero almeno trenta. I soccorsi sono tutt’ora in corso e ci vorranno ancora diverse ore per avere un bilancio definitivo della sciagura. E in tanti si chiedono già: come può un ponte, costruito un paio di anni fa, essere crollato in questo modo?».
«Oh dio!» e rovinò con la schiena, a peso morto, sul divano.

«Luigi, ci siamo. Questo è il progetto, con tutta la documentazione relativa, e questi sono alcuni appunti di contorno. Il primo puoi tenerlo, il secondo solo leggerlo e riconsegnarmelo» disse Arturo Bettoni, amministratore Finanze e Controllo della società, porgendogli due cartelle.
Sarni ignorò il primo e passò direttamente al secondo.
«Questa volta non lo so. Sestri Levante. È casa mia» dichiarò mesto, dopo aver letto con attenzione le due pagine vergate a mano.
«Era casa tua. Tu ora vivi tra questo ufficio nel centro storico di Torino, il tuo lussuoso appartamento nel quartiere Crocetta e, quante ne hai ora?, le tue numerose ville al mare».
«Sì, ma sono nato lì. Mio figlio vive ancora lì con la famiglia. Non sarà rischioso?».
«Quanti ne abbiamo già fatti così? Te lo dico io. Undici solo negli ultimi quattro anni. Abbiamo avuto problemi finora? No. Perché dovremmo averne con questo?».
Luigi Sarni voltò il capo e iniziò a mordersi il labro inferiore.
«Il ministro è d’accordo, i funzionari della Regione idem. Gli ingegneri hanno già “aggiustato” il progetto, puoi vederlo aprendo la prima cartella, e i nostri amici fornitori sono già pronti con il materiale e gli uomini. Mancano solo le tue firme» proseguì Bettoni.
L’amministratore delegato fissò gli occhi del suo collaboratore, poi riafferrò quei due fogli.
Tra i vari appunti, con tanto di nomi e cifre da corrispondere, un sistema ben oliato fatto di tangenti, acquisto di materiale scadente, lavori svolti da ditte compiacenti e verifiche tecniche già approvate (andava aggiunta solo la data), vi era anche il suo nome. Accanto il compenso che servirà per acquistare la villa a Rarotonga.
«Ok, facciamolo» disse, infine, poco convinto.
«Saggia decisione» rispose con un ghigno ambiguo Bettoni, porgendogli una terza cartella in cui vi erano i documenti da firmare per procedere con i lavori.

«Tesoro, perché non rispondi al telefono?».
Appena messo piede fuori dal bagno, Letizia Morabito fu infastidita dal suono del cellulare del marito che, in quei giorni, aveva intralciato raramente il loro relax.
«Tesoro, ci sei? È Faletti. Cosa vuole? Neanche in vacanza ti lascia tranquillo questo» insisté la donna, non ricevendo risposta dal suo uomo.
«Ehi! Che succede? Che hai?» urlò rinvenendolo imbambolato sul divano.
«C-cosa? Niente, niente. Passami il telefono» rispose lui frastornato.
«Luigi, non so come dirtelo, ma devi tornare immediatamente in Italia. Con tua moglie» disse con tono serio e inquieto l’assistente personale di Sarni, dopo aver avviato la conversazione.
«S-sì, ho saputo del ponte» rispose mestamente.
«Sì, ecco… Non è solo questo… È che…» tentennò.
«Cos’altro è successo?».
«Non so proprio come dirtelo, scusami… Ma tra le auto che sono finite giù col ponte… Ecco… Hanno rinvenuto anche quella di tuo figlio…».

(pubblicato nell’antologia “Alcova Letteraria – Antologia”, 2020)

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