Un treno per due

«Il treno Intercity RF433, proveniente da Bologna Centrale e diretto a Bari Centrale arriverà con un ritardo previsto di 180 minuti» disse la voce meccanica dall’altoparlante avviluppata da un fastidioso crepitio.
«Diamine! Tre ore di ritardo! Perché Francesco non m’ha avvertita?».
Marta quindi estrasse dalla tasca il suo smartphone, lo attivò e cliccò sull’icona rappresentata dal viso del suo amore. Dieci, undici, dodici squilli a vuoto.
«Cavolo! Lui è quella maledetta modalità silenziosa».
Si voltò rapidamente a destra e a sinistra, cercando di individuare un punto informazioni nell’affollata stazione. Lo trovò poco oltre una fila composta da una decina di viaggiatori impazienti di conoscere notizie utili per il proprio imminente futuro su rotaia.
S’accodò, picchiettando con il piede destro sul pavimento rilucente in attesa del suo turno.
A brevi intervalli regolari, intanto, tentava di comunicare con Francesco via cellulare. Invano. Allora inviò un messaggio di testo: “Dove sei? Perché siete in ritardo? Chiamami appena puoi”.
E mentre la fila diveniva sempre più corta, la voce automatica continuava a dare informazioni sul ritardo del “treno Intercity RF433, proveniente da Bologna Centrale e diretto a Bari Centrale”, ora diventato di 150 minuti.
«Salve, è possibile sapere il motivo del ritardo del treno proveniente da Bologna?». Il suo turno arrivò dopo oltre mezz’ora di attesa.
L’uomo dall’altra parte, sbuffando, ripeté per l’ennesima volta che vi era stato un incidente sulla linea ma di non essere a conoscenza dei dettagli, che ora tutto sembrava risolto e che il treno, anche se in ritardo, sarebbe giunto in stazione.
Parzialmente rincuorata, Marta si spostò verso una delle panchine dell’atrio e si sedette. Provò ancora col cellulare non ricevendo alcuna risposta.
Nell’attesa, cominciò a scorrere senza attenzione la propria bacheca social e, tra un video con teneri gattini e una vignetta satirica che prendeva di mira uno dei leader politici di destra, qualcosa calamitò il suo sguardo. Era una notizia dell’ultima ora: “Incidente mortale nella stazione di Ancona”. Cliccò.
“Tragico incidente alla stazione di Ancona. Un uomo di circa trentacinque anni è stato investito mortalmente poche ore fa dal treno Intercity RF433 che collega le stazioni di Bologna Centrale e Bari Centrale. Non si conoscono ancora le generalità dell’uomo e le cause dell’incidente. Aggiornamenti nelle prossime ore”.
«Oh dio!» esclamò impaurita Marta e immediatamente provò a chiamare di nuovo Francesco. Nessuna risposta.
Allora tentò con sua madre ma la donna disse di non avere notizie da Francesco, se non che al momento era sul treno diretto a Bari, anzi, doveva essere già arrivato da un po’.
Un po’ agitata, si portò nuovamente verso il punto informazioni. La fila era più breve e in pochi minuti fu di nuovo di fronte all’uomo di prima.
«Mi scusi, ha qualche dettaglio in più sull’incidente avvenuto ad Ancona?».
«Quale incidente?» chiese l’operatore che non aveva colto completamente la domanda.
«Quello avvenuto nella stazione di Ancona. C’è un morto».
«Ne so quanto lei. C’è stato un incidente e c’è un morto. Stop» rispose svogliato.
«Ma il suo ruolo qui qual è? È inutile!» e scura in volto lasciò a passo svelto lo sportello senza attendere una risposta.
Andò verso il binario previsto per l’arrivo del treno e s’appoggiò ad una delle colonne squadrate rivestite in marmo, cellulare in mano. Tentò ancora.
«Pronto?».
«Francesco! Ma dove sei?» urlò.
«Mi scusi signora, non sono Francesco».
D’improvviso realizzò che quella non era davvero la voce del suo Francesco.
«Chi diavolo sei? Perché hai il suo telefono?».
«Ecco, vede, io l’ho trovato ora sui binari e…» rispose l’uomo un po’ titubante.
«Dove?».
«Ad Ancona».
«Ma vuoi vedere che è il telefono del morto?» disse una seconda voce distante ma che venne colta nitidamente da Marta.
Di scatto lo smartphone le cadde dalle mani. Iniziò a camminare barcollando lungo la linea gialla che delimita la zona di sicurezza in prossimità del binario, senza essere notata dai passeggeri in attesa.
Poi, d’un tratto, la voce automatica avvisò dell’arrivo del treno Intercity RF433, proveniente da Bologna Centrale e diretto a Bari Centrale. Marta alzò il capo quel tanto che bastava per vederlo in lontananza, poi si voltò. Un passo e fu con Francesco.

(pubblicato nell’antologia “Il libro delle storie finite (di amore e di distacco)” – FusibiliaLibri, 2020)

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